Mar, 28 Mar, 2023

Pronto Soccorso allo sbando e NurSind chiede risposte concrete alle aziende sanitarie e alla politica

Pronto Soccorso allo sbando e NurSind chiede risposte concrete alle aziende sanitarie e alla politica

Una situazione ai limiti della realtà che dimostra come la pandemia non abbia insegnato nulla

Dopo la morte della donna di 74 anni, ricoverata al Pronto Socorso di Chivasso per un problema oncologico, caduta da una barella nella notte tra il 2 e 3 gennaio e per cui la Procura di Ivrea ha aperto un'idagine, interviene il segretario regionale di NurSind Piemonte, Francesco Coppolella.

«Quello che sappiamo è che la notte tra il 2 e il 3 gennaio nel pronto soccorso di Chivasso - scrive nel comunicato stampa - è stato uno dei tanti turni critici, come tanti altri nei pronto soccorso torinesi che da mesi segnaliamo. Quasi 100 pazienti, tutti da sorvegliare, 37 nella sala emergenza dove già 15 risultano essere tanti. Corridoi pieni di barelle che sono terminate come anche i punti ossigeno, tanto da utilizzare le bombole da monitorare costantemente. Tutti pazienti da assistere e sorvegliare, tutto da monitorare da un numero di personale inadeguato per il numero e il tipo di pazienti presenti, spazi esauriti. Ovviamente il tutto segnalato come sempre».

Una situazione ai confini della realtà che dimostra come la pandemia non ci abbia insegnato proprio nulla.

«Come si può pretendere che si possa assistere, monitorare, vigilare in un campo di battaglia - aggiunge Coppolella -. E' di fine agosto un nostro esposto alla Procura della Repubblica che evidenziava e documentava i rischi che i pazienti correvano nei nostri pronto soccorso e di come la situazione potesse peggiorare.
Nessuno purtroppo ha sentito la necessità di intervenire a tutela dei cittadini, ma anche degli operatori che sono diventate le vittime di questo sistema, chiamati poi a risponderne oltre che a prendersi insulti, subire aggressioni e leggere commenti sui social che fanno male».

Ed è proprio in un contesto così difficile che si sta verificando la fuga dei medici dagli ospedali e la pericolosa nascita di cooperative che offrono "medici gettonisti" a scapito della qualità dell'assistenza sanitaria.

«Come dar torto ai tanti che si stanno licenziando. Vittime e non colpevoli, lo abbiamo detto più volte - prosegue - Tutto questo, nonostante i numerosi appelli alla politica, alle direzioni delle aziende sanitarie regionali e la continua denuncia che ha ampiamente documentato in quale condizioni siamo chiamati ad operare. Non è la prima volta che infermieri ed operatori sanitari si troveranno a dover rispondere, mentre a rispondere dovrebbe essere qualcun’altro. E’ necessario interrogare i direttori generali se i pronto soccorso sono luoghi sicuri. Se la risposta è no allora qualcuno dovrebbe chiederne conto. La questione economica poco c’entra, non c’è incentivo che tenga che possa ripagare la serenità e la tranquillità di un professionista che vuole lavorare dignitosamente, serenamente e soprattutto in sicurezza perché c’è di mezzo la vita delle persone».

E conclude «chiediamo nuovamente che si intervenga seriamente, concretamente con urgenza e immediatezza. Riteniamo essere giunto il momento di proclamare un vero stato di emergenza. In mancanza di ciò non esiteremo a mobilitarci».

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