Ciriè si è fermata, per un giorno, ad ascoltare la voce di un poeta che non ha mai smesso di parlare alla sua terra. Giovedì 2 ottobre, a ottant’anni dalla morte di Nino Costa, la città ha dedicato un’intera giornata alla memoria di uno dei più grandi poeti dialettali piemontesi del Novecento. Un omaggio sentito, corale, in cui le parole, la musica e i ricordi hanno riportato in vita l’anima di un autore che seppe raccontare il Piemonte con una sincerità ancora oggi disarmante.
Il “Costa Dì”, come è stato battezzato, ha trasformato Ciriè in un grande palcoscenico di emozioni: una città che si è fatta casa della memoria, intrecciando passato e presente, generazioni e linguaggi diversi in un unico filo poetico.
A inaugurare la giornata, i ragazzi della scuola media “Nino Costa” – che porta con orgoglio il suo nome – hanno riempito la sala consiliare con la freschezza delle loro voci. Gli studenti di terza media hanno dato nuova vita ai versi del poeta, recitati in dialetto e tradotti in italiano, in un dialogo simbolico tra le radici e il futuro. Ogni parola pronunciata ha avuto il sapore dell’appartenenza: un gesto semplice, ma potente, che ha fatto rivivere la musicalità della lingua piemontese e la sua capacità di unire, di raccontare, di emozionare.
Promossa dal Comune di Ciriè e dal Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis, l’iniziativa si è inserita nel doppio anniversario degli ottant’anni dalla scomparsa di Costa e dei centovent’anni del titolo di “Ciriè Città”. Ma al di là delle date, il senso profondo della giornata è stato quello di riaccendere un legame, di riportare Costa al cuore della comunità che lo ha visto crescere, scrivere, scegliere il proprio riposo eterno.
Nel cimitero cittadino, accanto al figlio Mario – caduto partigiano a soli diciannove anni – riposa l’uomo che trasformò la lingua del popolo in poesia. Davanti alla sua tomba, restaurata e ripulita per l’occasione, si è raccolto un silenzio denso di rispetto. Le parole dell’attore Michele Chiadò, che ha letto alcuni versi, hanno rotto quel silenzio solo per restituire, per un attimo, la voce del poeta al vento di ottobre.
Nel pomeriggio, il cortile di Palazzo D’Oria si è riempito di note. Il Corpo Musicale di Barbania, diretto dal maestro Paolo Storti, ha intrecciato melodie e versi in un concerto emozionante. La musica ha accompagnato la parola poetica come un’eco lontana delle colline e dei campi che Costa amava descrivere: una sinfonia di memoria e identità che ha attraversato il cuore di chi ascoltava.
La giornata si è poi chiusa nella sala consiliare con un convegno di approfondimento dedicato alla figura e all’eredità letteraria di Costa. Gli interventi di Albina Malerba, Giovanni Tesio e Franca Viglongo del Centro Studi Piemontesi hanno dipinto un ritratto vivido del poeta: un uomo che ha saputo trasformare il linguaggio quotidiano in arte, il sentimento popolare in letteratura.
Durante la lettura di Nivole, ancora una volta interpretata da Chiadò, il pubblico ha trattenuto il fiato: la voce dell’attore si è fatta carezza e ferita, ricordando che la poesia di Costa non è solo da leggere, ma da vivere.
Il “Costa Dì” non è stato soltanto un omaggio, ma una promessa. Ciriè ha, infatti, annunciato la volontà di rendere annuale questa giornata, per continuare a far risuonare nelle nuove generazioni il messaggio di un autore che parlava con la lingua della terra, della gente, della verità.
A ottant’anni dalla sua scomparsa, Nino Costa non è un ricordo lontano, ma una presenza viva. Vive nei versi che raccontano il lavoro, la natura, la dignità silenziosa della sua gente. Vive nelle scuole, nelle voci dei ragazzi, nel vento che attraversa i campi piemontesi. E soprattutto, vive nel cuore di una città – Ciriè – che lo riconosce come parte della propria anima, come il poeta che ha saputo dare voce alla bellezza semplice e autentica del suo mondo.
All'intensa iniziativa hanno partecipato anche la presidente della commissione regionale Cultura, Paola Antonetto, e il consigliere metropolitano, Ugo Papurello.

