Il Papa venuto dall'Est, proclamato santo
Eletto nel 1978, fu il primo pontefice non italiano dopo 455 anni
Davide Aimonetto
Cento anni fa nasceva a Wadowice, cinquanta chilometri di distanza da Cracovia in Polonia, Karol Wojtyła. Il futuro Papa eletto il 16 ottobre del 1978. Primo vicario di Cristo in terra, non di origine italiana, dopo 455 anni. Quello che sarà ricordato come San Giovanni Paolo II.
Impossibile ripercorre la sua straordinaria storia umana, spirituale e sacerdotale. Per troppo tempo venne identificato come il Papa che contribuì più di ogni altro, nella lotta contro il comunismo sovietico e le società socialiste, che lui aveva conosciuto molto bene.
In realtà Giovanni Paolo II conobbe e subì duramente, entrambi i totalitarismi, quello nazista, prima con l’occupazione della Polonia da parte delle truppe hitleriane, nel 1939, preludio della II Guerra mondiale, a cui seguì la dittatura sovietica, in quanto la Polonia divenne uno stato socialista, satellite dell’Unione Sovietica.
Ma Karol Wojtyla, fu questo e molto altro ancora: amante del teatro, della letteratura, uomo di cultura, ha saputo coniugare con la sua esperienza umana e spirituale, quell’umanesimo cristiano, presentato come modello dai teologi.
Ma fu anche uno sportivo: praticava lo sci, il nuoto, l’escursionismo, il canottaggio. Nato da una famiglia umile, fin da bambino, apprese dalla madre, quell’amore filiale verso la Madonna, in particolare quella di Cestocowa, che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza.
Un amore profondo, materno e sconfinato, che gli permetterà di superare il trauma causato dalla prematura scomparsa della madre, all’età di soli nove anni. Per il piccolo Lolek, chiamato così in famiglia, per distinguerlo da padre Karol, ex ufficiale di quell’impero asburgico, dissoltosi con la fine della prima guerra mondiale, conoscerà presto altri lutti: la repentina scomparsa, a soli 29 anni, del suo unico fratello, ucciso da una epidemia di tifo, alla morte del padre durante il secondo conflitto mondiale.
Nonostante questi lutti non si perse d’animo, anzi la sua fede, la sua spiritualità appariva agli occhi degli altri ancora più profonda. Vide il suo paese e l’Europa sprofondare nella tormenta del nazismo: la sua amata Polonia spartita fra Hitler e Stalin.
Con un gruppo di compagni universitari darà vita a rappresentazioni teatrali clandestine, in lingua polacca, una resistenza culturale, di fronte alla barbarie naziste.
Parallelamente sono anche gli anni del seminario. Vissuti anche questi in clandestinità. E poi il lavoro per sopravvivere: cavatore di pietra, operaio. Quello che un giorno sarà Papa e poi Santo, conoscerà direttamente, attraverso l’esperienza quotidiana, la fatica del lavoro, la dignità, i diritti calpestati, temi che saranno sempre la sua bussola, negli anni del pontificato, in merito alle posizioni della Chiesa cattolica sui temi del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Anni bui. Anni di tormenta e di tragedia.
Fino al 1939, nella sola Polonia, prima della Shoah, vivano oltre tre milioni e mezzo di ebrei. Nella campagne sterminate della pianura polacca come nelle grandi città. Il futuro Papa avrà molti amici ebrei a scuola, all’università, molti dei quali inghiottita dalla tempesta nazista.
Non per nulla sarà il primo pontefice, dai tempi di Pietro, a varcare una sinagoga: quella di Roma, a gettare le basi per un proficuo dialogo con il mondo ebraico, arrivando a chiedere perdono per gli errori commessi dalla Chiesa, nei confronti dei “fratelli maggiori”. Nei primi mesi del suo pontificato si recò ad Auschwitz, per ricordare tutte le vittime dei campi di sterminio.
Fu il Papa che aprì la Chiesa al mondo, e letteralmente il mondo alla Chiesa, con i suoi 104 viaggi apostolici, toccò i punti più lontani del pianeta, fu definito dai media il globetrotter di Dio. Furono però tre i paesi che, nonostante la sua volontà, non riuscì mai a visitare: la Russia, l’Iran e la Cina.
A proposito di giornalisti. Il Papa polacco fu uno straordinario ed infaticabile comunicatore. Da uomo che in gioventù aveva calcato, come attore dilettante, alcuni teatri, sapeva il valore profondo della gestualità, della comunicazione non verbale, che seppe fare propria.
La sua elezione al soglio di Pietro, il 16 ottobre del 1978, mise in subbuglio le diplomazie di tutti i paesi del blocco sovietico, che al contrario di molti europei occidentali, avevano già avuto a che fare con lui come arcivescovo prima e poi cardinale.
Se per i suoi predecessori era stato facile bollarli, da parte delle autorità di regime, come anticomunisti, alcuni dei quali subirono anche il carcere. Con lui era tutto più difficile. Abile oratore. Carismatico. Anche nei momenti più difficili e delicati cercava sempre la via del dialogo. Ma quando ci fu l’occupazione operai dei cantieri navali a Danzica, il suo appoggio verso Solidarnosch ed il suo leader Lech Walesa, fu totale ed incondizionato. La Chiesa polacca, il Papa polacco, non poteva che essere accanto al suo popolo.
Così si aprì la prima crepa nel granitico muro comunista, che crollerà rovinosamente 20 anni dopo. Alcuni osservatori rimproverarono al Papa venuto dall’Est, di non aver messo lo stesso impegno e vigore che dedicò alla lotta contro il comunismo, nei confronti di un capitalismo senza regole. Nulla di più falso. In diverse encicliche criticò apertamente i danni provocati da un capitalismo rampante. Ma fu poco ascoltato.
La sua morte, un lungo doloroso calvario, sarà quasi, plasticamente, la dimostrazione dell’amore salvifico di Cristo.
Il giorno del suo funerale, una folla oceanica, convenuta da ogni parte della Terra, interruppe più volte le esequie con la frase “Santo subito”, un proclamazione del popolo cristiano come avvenne in alcuni casi nel mondo antico.
Non accadde quanto richiesto dalla folla. Ma i tempi del processo di beatificazione furono comunque brevi:
Il 1° maggio del 2011 venne proclamato Beato, proprio dal suo successore e stretto collaboratore Joseph Ratzinger Benedetto XVI.
Il 27 aprile del 2014 santificato da Papa Francesco
A San Giovanni Paolo II sono attribuiti centinaia di miracoli, ma non ancora certificati e riconosciuti. Sono due quelli accertati che hanno permesso il processo di beatificazione.
Con la nostra regione e con Torino, Giovanni Paolo II, ha sempre avuto un rapporto particolare, venne in visita più volte, anche per poter contemplare il mistero del telo sindonico e visitare i luoghi particolarmente cari ai nostri santi sociali: Don Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giulia di Barolo.
Con Caselle poi, il rapporto è stato ancora più “privilegiato” essendo, il pontefice romano, atterrato e decollato ogni volta, dal suo scalo aeroportuale.
Molti paesi della zona hanno vie e strade intitolata a San Giovanni Paolo II, ma da quello che ci risulta solo Volpiano ha realizzato una statua in suo onore.
Giovanni Paolo II fu un grande Papa, da alcuni definito come l’atleta di Dio, per l’impegno e la passione costante che profuse nel messaggio evangelico. Per altri fu il Papa degli ultimi, dei diseredati, della carezza data sulla guancia di un bambino. Con la stessa tenerezza di una madre verso un figlio.