E' prevista la riqualificazione della Canonica del complesso Abbaziale di Santa Maria di Pulcherada
Con la prima nazionale del nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti, il 1° Festival della Canzone Popolare - Costantino Nigra e il concerto dei Bluebeaters, torna il Festival progettato dalle rete delle Tre Terre Canavesane: a partire dagli eventi principali dei tre Comuni che la compongono, ossia il Mercato della Terra e della Biodiversità (11 e 12 maggio) di San Giorgio Canavese, Calici (13 luglio) ad Agliè e la Mostra Internazionale della Ceramica (dal 24 agosto al 15 settembre) di Castellamonte.
Superare i confini amministrativi per l’interesse di un’unica comunità è il claim della manifestazione ed è con questa idea che i comuni di Agliè, Castellamonte e San Giorgio Canavese si uniscono per dare vita al Festival della Reciprocità, manifestazione che da tre anni anima le terre del Canavese con un programma culturale condiviso e finalizzato alla promozione territoriale. Un festival che sottolinea l’importanza di fare davvero rete tra borghi vicini, per far conoscere e mantenere vivi i propri luoghi e la propria identità, attraverso un nuovo turismo culturale e di prossimità.
«l Festival è un percorso iniziato ormai 3 anni fa e che ogni anno ha visto una crescita sia da un punto di vista di contenuti e manifestazioni proposte che di risposta da parte del pubblico. Le nostre 3 Amministrazioni credono fortemente nelle strade che si incrociano, nella collaborazione attiva, negli stimoli reciproci che trasformano piccoli paesi in un grande territorio unito sotto il cappello della cultura, dell’intrattenimento, della divulgazione e della promozione delle nostre eccellenze» dichiara Marco Succio, Sindaco di Agliè.
Aggiunge il primo cittadino di Castellamonte Pasquale Mazza «siamo orgogliosi nel rinnovare la collaborazione con Peppone Calabrese che continua a credere nei nostri territori e a promuoverli a livello nazionale. Siamo sicuri che anche questa edizione saprà stupire e coinvolgere le cittadinanze e i turisti».
E conclude Andrea Zanusso, sindaco di san Giorgio «il programma è ricco di proposte inedite, quali lo spettacolo di Sabina Guzzanti che debutta nelle nostre terre, il 1° Festival della Canzone Popolare con la direzione di Sparagna, caro amico del Canavese, e Il Festival della Biodiversità dei Ragazzi, fortemente legato al Mercato della Terra e della Biodiversità, che si radica sul territorio e che vedrà una mobilitazione dei giovanissimi canavesani, finalizzata a raccogliere firme per l’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole dell’obbligo. Non mancherà il divertimento grazie al concerto dei Bluebeaters in occasione di Calici, garanzia di qualità a km0».
Anche quest’anno il coordinamento generale è affidato a TO LOCALS, ente di progettazione culturale che da più di 20 anni organizza in Canavese Apolide Festival, contenitore di musica, circo, sport, attività divulgative e tanto altro e si rinnova anche la direzione artistica di Giuseppe “Peppone” Calabrese presentatore di Linea Verde.
I biglietti sono in vendita sul circuito Mailticket al link https://www.mailticket.it/manifestazione/Z038 e presso alcune ricevitorie: Cartolibreria Tarella - Agliè, Tabaccheria Truffo Maria Luisa - San Giorgio Canavese, La Galleria Del Libro - Ivrea.
Dopo il successo della mostra dedicata al 25 aprile la Pro Loco di Rivarossa torna in campo sabato 11 maggio dalle 8,30 e domenica 12 in piazza Mussetta (area polivalente Ciapei) con "L'azalea della ricerca" in occasione della Festa della Mamma, per finaziare la ricerca di Fondazione AIRC e i ricercatori impegnati a trovare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci per i tumori che colpiscono le donne. L'iniziativa nata 40 anni fa che ci ricorda che «il futuro della ricerca è nelle nostre mani».
In questa occasione la Pro Loco sarà presente con un gazebo dove saranno posizionate le azalee che saranno vendute al prezzo simbolico (ma quel che conta più di ogni altra cosa è lo scopo) al prezzo di 18 euro e in caso di tempo favorevole, saranno anche esposti i quadri realizzati da alcuni alunni della scuola primaria in ricordo del 25 Aprile. In caso di pioggia, tutto sarà trasferito nella struttura coperta.
Occorre prenotare su WhatsApp al 366 6688773 (Giovanni) indicando cognome, nome, cellulare, numero azalee.
Con il termine agrivoltaico si intende l’unione tra agricoltura e fotovoltaico, una modalità innovativa e secondo molti esperti promettente per sfruttare al meglio e contemporaneamente le risorse della terra e dell’energia solare. E' una pratica che implica l’integrazione di impianti fotovoltaici all’interno di aree agricole, permettendo così una doppia utilizzazione.
Tutti d'accordo? Niente affatto Ezio Lorenzetti vicepresidente Club Amici della Vauda di Lombardore, spiega perchè.
«Oggi sembra andare particolarmente di moda l’idea dell’agrivoltaico, ossia quelle installazioni di pannelli solari che permetterebbero le colture al di sotto degli impianti. Crediamo necessario portare un poco di razionalità in questa assurda idea di una presunta compatibilità ambientale di questi impianti. Tralasciamo per il momento, quanto distruttiva per l’ambiente, sia l’estrazione dei materiali necessari al manufatto e quanto lo sia il suo smaltimento, concentriamoci solo sull’installazione e il periodo durante il quale i pannelli saranno produttivi».
E l'elenco dei contro non è certo breve «viene scelto un terreno agricolo, e su di esso, utilizzando strade bianche, passeranno dei camion che trasportano il materiale da installare. Strade che percorse da automezzi che trasportano grossi carichi, rimarranno per sempre distrutte anche perché continueranno ad essere utilizzate per la manutenzione dell’impianto stesso. Verranno costruiti in calcestruzzo tutti i ripari per le apparecchiature necessarie al trasferimento di energia, dai pannelli alla linea elettrica, sempre all’interno del terreno agricolo. Verranno interrati i cavidotti per il trasporto dell’energia creando terra di risulta che ovviamente sarebbe fertile se lasciata al suo posto».
E già questo basterebbe a far riflettere sulla possibile ed immaginaria convivenza tra terreni agricoli produttivi e difesa dell'ambiente Ma c'è di peggio.
«Una volta compiuto questo scempio, cosa possiamo osservare? Un terreno ombreggiato che sviluppa una forte umidità dovuta alla mancanza di sole e all’innalzamento della temperatura dovuta ai pannelli solari. Il microclima così modificato, influirà sulla flora e sulla fauna che sino ad allora rappresentavano la biodiversità tipica di quei luoghi. Probabilmente la mobilità stessa degli animali selvatici, verrà contrastata ed i pannelli costituiranno un grave problema per l’avifauna che potrebbe scambiare l’impianto per una distesa d’acqua con conseguenze anche mortali».
E se tutto ciò non bastasse ancora a rivedere e riflettere sul sistema dell'agrivoltaico ci sono anche i danni per chi deve o meglio dovrebbe, coltivare quel terreno.
«Infatti, quella selva di pali necessari a sostenere le strutture che ospitano i pannelli, non consentiranno di manovrare i macchinari agricoli necessari alla coltivazione. Inoltre, viste le precedenti considerazioni, si capisce che quel terreno non sarà mai più produttivo. Le considerazioni finali alla luce di quanto esposto, ci portano a considerare anche questo tipo d’impianti, distruttivi per il suolo tanto quanto gli impianti a terra. L’agrivoltaico è a nostro parere, un tentativo di raggirare l’ostilità delle popolazioni locali sul consumo di suolo dovuto alle installazioni a terra, tentativo che per quanto ci riguarda è fallimentare. Non siamo contro il fotovoltaico, pensiamo che lo si debba utilizzare su tutte le tipologie di tetti, sui terreni irrimediabilmente persi come le cave, gli enormi posteggi, insomma laddove non ci sia un ulteriore distruzione di suolo».
E ancora, secondo Lorenzetti va considerato il danno economico perchè «diminuendo la produzione agricola dovuta alla diminuzione di terreni coltivabili, saremo costretti ad importare ciò che ci mancherà rivolgendoci a mercati di paesi dove le attenzioni all’utilizzo di prodotti dannosi alla salute, non sono ai livelli standard che utilizzano i nostri agricoltori, provocando così due danni, uno economico e l’altro di salute».
E, allora qual'è la ricetta ambientalmente più corretta per sopperire alla carenza di energia?
«I problemi del fotovoltaico per un utilizzo che consenta di essere importante nell’erogazione energetica soprattutto in momenti in cui la richiesta d’energia è forte, sono legati alla superficie che dovrebbero occupare questi impianti e alla loro mancanza di continuità nella produzione elettrica, senza sole non si produce» e a questo proposito Lorenzetti non ha dubbi «meglio pensare, soprattutto per il settore industriale e della ricerca, al nucleare di quarta generazione che viene riconosciuto anche dall’UE tra le energie pulite e che può assorbire tutti i picchi di consumo energetico con assoluta continuità» e conclude «bisogna spingere sulla ricerca, però, è necessario utilizzare nuovi materiali o nuovi sistemi di produzione energetica, per lo smaltimento».