La buona cucina sublima tutti i 5 sensi e ci rimette in pace con alcuni conti in sospeso
Meglio cucinare o meglio mangiare? E' una domanda che mi faccio spesso, una cosa può essere la conseguenza dell'altra, anche se non necessariamente; una delle migliori prospettive per rendere piacevole una giornata è quella di un buon pasto in un accogliente ristorante, con buone recensioni e in buona compagnia.
La buona tavola ha il potere di riunire e unire, la storia ci insegna quante alleanze si sono formalizzate, ampliate, consolidate di fronte ad un allettante menù e una buona carta dei vini. La buona cucina sublima tutti i 5 sensi, ci rimette in pace con alcuni conti in sospeso, scatena la nostra curiosità, ci porta lontano con sapori insoliti, da risorse al nostro organismo.
Il mondo social ha accorciato le distanze sotto molti aspetti, possiamo trovare indicazioni di ristoranti molto lontani per evitare sorprese durante i viaggi, scoprire ricette insolite, sapere tutto dei personaggi che popolano questo mondo, carpirne consigli e curiosità. Perchè la cucina è, come tutte le passioni, una sublimazione di curiosità e voglie. Il massimo della gratificazione è riuscire riprodurre in modo soddisfacente una ricetta di paesi lontani e con ingredienti insoliti, altrettanto gratificante è trovare nella nostra città un ristorante in cui assaggiarla.
Sono molto curiosa, mi piace viaggiare e, anche se non sta scritto sugli itinerari è scontato che noi porteremo a casa fra i ricordi i cibi che abbiamo assaggiato, i locali più insoliti e caratteristici e perchè no anche i ristoratori che oltre ad offrire del buon cibo sanno intrattenere, consigliare e coinvolgere.
La buona cucina è fatta soprattutto di semplicità, le cose che ci hanno trasmesso i nostri nonni e i nostri genitori. I gnocchi della mia mamma ad esempio. Gli ultimi tempi, poco prima che ci lasciasse, abbiamo fatto come di abitudine i gnocchi day, certo le patate non erano quelle che coltivava, la kenneby, come la chiamava lei, in realtà la Kennebeck, ma con la sua pazienza impastava, faceva i “rotolini” tagliava e passava sui rebbi della forchetta. Non era una gran cuoca, aveva dovuto fare di necessità virtù, come per l'insalata russa, si utilizzava tutto ciò che il convento, o meglio l'orto passava: patate, barbabietole, piselli, carote, uova sode, le stesse servivano anche per la maionese.
E' da questi sapori che partiamo quando siamo alla ricerca di novità e ispirazioni, Oggi si parla molto di impiattamento e “mise en place”, a volte, parere personale, a scapito della sostanza. Resto dell'idea che il fondamentale è la sostanza, riuscire a cucinare un buon piatto è come costruire una casa, servono solide fondamenta da cui partire per progetti elaborati e variazioni sul tema, ma il cuore del sapore è sempre nel cuore del piatto.
La cucina ti dà la sensazione del posto in cui sei, anche se non offre molto. Ricordo la Grecia, non c'era una grande scelta, le verdure km 0, la frutta, il pesce fresco, e sopra ogni altra cosa l'olio. Ci fu consigliato di andare a Perissa, piccolo villaggio di pescatori a Sud dell'isola di Santorini, non offriva molto a parte il mare stupendo, ma aveva una caratteristica: i pescatori partivano dal piccolissimo porto e tornavano con il pescato che veniva immediatamente cucinato dai piccoli e semplici ristorantini dove i tavoli erano praticamente a pelo d'acqua.
Che la qualità fosse alta ce lo dimostrò la presenza di un “barchino” di qualche decina di metri alla fonda poco più in là da cui si era staccato un tender che arrivò a riva e riempi un grande frigo bar con il pesce di una delle barche.... buongustai!!!!!
Dal Blog EMOZIONI, SAPERI, SAPORI....
