Gio, 2 Mag, 2024

Dopo latte e frutta la battaglia di Coldiretti si sposta sulla carne piemontese. Basta prezzi sottocosto agli allevatori

Dopo latte e frutta la battaglia di Coldiretti si sposta sulla carne piemontese. Basta prezzi sottocosto agli allevatori

Chiesto a ISMEA di certificare i costi di produzione per stabilire i prezzi sotto i quali i capi non possono essere pagati

Prosegue la battaglia di Coldiretti contro i prezzi sottocosto riconosciuti agli agricoltori per i loro prodotti. Dopo la prima vittoria nazionale sul latte contro la multinazionale Lactalis l’attenzione si sposta sul prezzo pagato agli allevatori per la carne di razza piemontese.

«La carne da bovini di razza Piemontese – spiega Bruno Mecca Cici, allevatore di Leini, presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente regionale con delega alla zootecnia – è tra le più pregiate d’Europa. L’allevamento deve seguire un rigido disciplinare, che ha anche una forte funzione ambientale, si pensi solo al mantenimento dei prati stabili, vanto paesaggistico del Piemonte con un fondamentale ruolo di sequestro della C02 e dell’ammoniaca. Eppure, i nostri allevatori che curano questi animali e questi prati sono costretti ad accettare prezzi vergognosi che non coprono nemmeno i costi di produzione».

Così, Coldiretti, con la collaborazione del consorzio Coalvi e delle associazioni Arap e Anaborapi, ha chiesto a ISMEA, l’Istituto per i servizi per il mercato agricolo e alimentare, cioè l’ente pubblico nazionale che elabora gli studi e le statistiche sui prezzi agricoli, di certificare i costi di produzione della carne di razza Piemontese. La certificazione  è, infatti,  il primo passo necessario per poter stabilire le cifre sotto le quali non possono essere pagati i capi agli allevatori acquistati dalle aziende di macellazione e dalla grande distribuzione.

«Da oltre due anni è in vigore una normativa di portata storica, ottenuta dal governo precedente grazie alle battaglie di Coldiretti - prosegue -. E' il  decreto legislativo del novembre 2021 contro le “pratiche sleali” che vieta le vendite sottocosto dei prodotti agroalimentari. Un provvedimento che va ora applicato capillarmente per porre fine a pratiche che inquinano il mercato e che mortificano la dignità degli agricoltori. Ed è proprio quello che vogliamo fare».

Il settore dell’allevamento di bovini di razza piemontese comprende oltre 4.200 aziende, di cui 3.800 in Piemonte, che allevano oltre 300mila capi seguiti da oltre 17mila addetti, di cui il 60% è costituito da giovani sotto i 35 anni.

Per rivendicare l’applicazione della norma contro il sottocosto c’è bisogno dei parametri di riferimento. Per questo è stato avviato un audit che coinvolge 16 aziende zootecniche Coldiretti per sapere quali sono i costi reali del lavoro di tutti i giorni. Una volta determinati i costi di produzione, in modo ufficiale e certificato, allora si possono denunciare gli operatori che pagano gli agricoltori con offerte al di sotto di questi costi.

«Sul prezzo della carne di razza piemontese, come sindacato, vogliamo continuare sulla strada già intrapresa accaduto l’anno scorso per i prezzi della frutta, dove ISMEA ha certificato i costi di produzione anche a seguito della mobilitazione “SOS Frutta” - conclude -  organizzata a Torino da Coldiretti per chiedere prezzi equi per la frutta piemontese. La procedura che abbiamo individuato, parte da un audit avviato presso un campione di alcune aziende agricole e si concluderà con la certificazione da parte di ISMEA dei costi di produzione sotto i quali nessuno potrà più pagare la carne di razza Piemontese ai nostri allevatori».

 

 

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