Dal prossimo anno scolastico, intere classi potrebbero scomparire dietro le sbarre del carcere Lorusso e Cotugno. A causa dei tagli all’organico decisi dal Ministero dell’Istruzione, la scuola in carcere subirà una drastica riduzione di docenti, con il concreto rischio di cancellare anni di lavoro educativo e sociale portato avanti tra le mura del penitenziario torinese.
A lanciare l’allarme sono stati i docenti coinvolti nei percorsi scolastici destinati ai detenuti, sostenuti questa mattina, giovedì 29 maggio, da un presidio al quale ha partecipato anche il Movimento 5 Stelle, con i consiglieri regionali Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio.
«Il diritto allo studio deve valere per tutte e tutti, anche e soprattutto per chi si trova in carcere – dichiarano i consiglieri pentastellati – perché l’istruzione è uno degli strumenti più efficaci per la rieducazione e per evitare che chi ha commesso un reato torni a delinquere una volta fuori».
Negli ultimi anni, grazie all’impegno congiunto di insegnanti, istituzioni e personale penitenziario, le attività scolastiche all'interno del carcere Lorusso e Cotugno hanno permesso a decine di detenuti di ottenere diplomi, qualifiche professionali e un’opportunità concreta di cambiamento. I tagli previsti rischiano ora di mettere tutto questo in discussione.
Il Movimento 5 Stelle ha annunciato la presentazione di un atto in Consiglio regionale, che verrà discusso già la prossima settimana, per chiedere l’intervento della Regione e sollecitare un ripensamento da parte del Ministero.
Nel carcere torinese, come in molti altri istituti penitenziari italiani, la scuola non è solo un servizio accessorio, ma rappresenta un punto fermo del percorso di reinserimento, dando senso al tempo della pena e creando ponti con la società esterna.
Tagliare proprio qui, secondo i promotori della protesta, significa colpire una delle poche strade realmente efficaci per restituire dignità e opportunità a chi cerca di ricostruire la propria vita.
La mobilitazione potrebbe essere solo l’inizio: insegnanti e associazioni promettono di non restare in silenzio.