Dal 25 ottobre al 7 novembre, il Circolo degli Artisti di Torino (corso San Maurizio 6) accoglie la mostra “Poesia visiva, racconto di un animo malinconico”, dedicata al lavoro pittorico e alle opere in rame sbalzato di Teiler, al secolo Ferruccio Spezzati.
Il vernissage è previsto per le 17. L’esposizione, a ingresso gratuito, è curata dalla dottoressa Carla Bertone e sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 15.30 alle 19.30.
Chi è Teiler, alias Ferruccio Spezzati
Nato a Valprato Soana nel 1945, Ferruccio Spezzati vive e lavora a Vicoforte. Il nome d’arte Teiler rende omaggio agli antenati tessitori della Val Soana, che nel Seicento realizzavano preziose tele di canapa.
Dagli anni Settanta, l’artista espone in numerose mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero, collaborando con gallerie di rilievo. Le sue opere – presenti in collezioni pubbliche e private – esplorano il tema dell’esistenza umana con un linguaggio lirico e simbolico, fatto di toni neutri, linee essenziali e atmosfere sospese.
Poesia visiva e introspezione
La pittura di Teiler è una forma di poesia visiva, un racconto per immagini che fonde emozione, ironia e malinconia. Come scrive la curatrice Carla Bertone,
«Teiler lavora sulla tela ordendo la sua trama pittorica in modo rappresentativo ed emozionale. La sua è un’analisi profonda sull’esistenza umana, narrata con una sintassi visiva di rara eleganza».
Le figure maschili e femminili dipinte da Teiler – a volte frontali, a volte di spalle, spesso senza volto – evocano la fragilità e la bellezza dell’animo umano. La sua tavolozza si muove tra grigi, rossi e neri, con tocchi di azzurro che illuminano il silenzio.
Dal rame alla materia: la tradizione tornata arte
Oltre alla pittura, Teiler porta avanti la tradizione familiare della lavorazione del rame, reinterpretandola in chiave artistica.
Le sue opere a sbalzo, realizzate con la precisione di un orafo, rappresentano scene sacre, simboliche o legate alla memoria collettiva, come il trittico dedicato alla Resistenza e alla testimonianza dei lager di Lidia Rolfi e Germaine Tillion.

