La conoscenza che abbiamo delle malattie reumatologiche è frutto degli ultimi 200 anni di ricerca: se oggi, infatti, possiamo individuare più di 200 diverse patologie che colpiscono oltre 5 milioni e mezzo di italiani, agli inizi dell’800 erano perlo più sconosciute. A contribuire agli studi per la loro individuazione e allo sviluppo di terapie è stata la pubblicità, nata in quegli anni e diventata subito il mezzo di diffusione prediletto per le aziende farmaceutiche.
Per ricordarne e celebrarne il lavoro, giovedì 8 novembre e fino al 17, a Torino al Palazzo del Rettorato (via Po 17), è stata inaugurata la mostra "Storia della pubblicità farmaceutica per la terapia del dolore e delle malattie reumatologiche".
«I pazienti reumatologici soffrono spesso di ritardi diagnostici – spiega Gian Domenico Sebastiani, presidente SIR e direttore della UOC Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma –. Spesso sono necessari anche 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, 5 per la spondilite anchilosante, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l’artrite reumatoide. Anche per questo è importante studiare la storia di queste patologie: per comprenderne i meccanismi e garantire così individuazione precoce e terapie innovative. È con questo obiettivo che nel 2020, a Venezia, è nato l’Istituto di Storia della Reumatologia, per volere della Società Italiana di Reumatologia, e con lo stesso scopo oggi portiamo queste conoscenze in giro per l’Italia, quest’anno a Torino. Oggi, infatti, mostrare l’impatto che la propaganda ha avuto sull’individuazione di nuove patologie e sulla ricerca permette di comprenderne l’enorme potenzialità, anche in termini di prevenzione e di corretta interpretazione dei sintomi. Una situazione sulla quale SIR è impegnata in prima linea, perché diagnosi precoce significa migliore qualità di vita».