La decisione di posticipare il pagamento della seconda rata delle borse di studio Edisu scatena la protesta delle opposizioni in Consiglio regionale. A farsi portavoce del malcontento è il Partito Democratico, con i consiglieri Mauro Calderoni e Simona Paonessa, che accusano la Giunta di danneggiare gli studenti universitari, in particolare i fuori sede, già provati da affitti, spese e costi legati alla formazione.
«La Regione – denuncia Calderoni – mette in seria difficoltà centinaia di giovani che attendono fondi essenziali per proseguire i loro studi. Spostare il saldo a dicembre significa abbandonare chi, senza queste risorse, rischia di non arrivare a fine mese. Non possiamo trasformare il diritto allo studio in un percorso a ostacoli basato sul reddito».
Il consigliere ha presentato un’interrogazione urgente lo scorso 8 luglio per chiedere conto del ritardo, esigendo chiarimenti e proponendo l’attivazione di strumenti-ponte per garantire una copertura temporanea agli studenti in attesa dell’accredito.
Sulla stessa linea la consigliera Paonessa, che rincara la dose: «Non è la prima volta che accade. Anche la prima rata è arrivata in ritardo. Se non si garantisce puntualità e certezza, a farne le spese saranno i giovani e, con loro, l’attrattività delle nostre università. Il rischio è che molti decidano di abbandonare il Piemonte per proseguire gli studi altrove».
In VI Commissione è intanto approdata la proposta di deliberazione che definisce i criteri generali per l’attivazione dei bandi Edisu per l’anno accademico 2025/2026. Il gruppo PD, pur comprendendo la necessità di approvare in tempi rapidi il documento, ha preferito non esprimere parere, in attesa dei contributi della CoReCo (Conferenza dei Rettori) e delle rappresentanze studentesche.
«Vigileremo – promettono Calderoni e Paonessa – affinché le risorse siano sufficienti a coprire il 100% degli aventi diritto. L’assessora Chiorino ha garantito che questo è l’obiettivo della Regione. Verificheremo che alle parole seguano i fatti».
Ma a preoccupare i dem è anche la nuova riforma nazionale sull’accesso a Medicina voluta dal Ministro Bernini, che ha abolito il test d’ingresso sostituendolo con un “semestre filtro”, un periodo in cui gli aspiranti medici dovranno sostenere esami per essere confermati nel percorso.
«Una falsa abolizione del numero chiuso – denunciano le consigliere Paonessa ed Emanuela Verzella – che sposta solo più avanti il momento dell’esclusione. E che, nel frattempo, genera gravi incertezze: cosa accadrà alle borse di studio per chi frequenterà questo semestre filtro? Perché non si garantisce l’equiparazione con gli altri studenti?».
Secondo le esponenti PD, i ragazzi del semestre filtro avranno diritto solo a servizi come mensa e alloggio a tariffa agevolata, e solo a determinate condizioni (almeno il 51% delle attività in presenza). Inoltre, l’ospitalità sarà concessa per soli tre mesi, contro gli undici dei fuori sede "ordinari", generando una nuova e ingiustificata disparità.
«La Regione – concludono Paonessa e Verzella – non può limitarsi a dire che la questione dipende da un decreto ancora in discussione. Il rischio è che tutto ricada ancora una volta sulle spalle degli studenti. Servono risposte certe e misure eque. Non si costruisce il futuro della sanità né dell’università con soluzioni improvvisate e inique».

