La cristianità intera e non solo, piange la scomparsa di Papa Francesco. Negli anni del suo pontificato non sono certo mancate le sorprese, le aperture verso quelle realtà più lontane, probabilmente fino ad allora poco percepite dalla Chiesa universale. Del resto, fu proprio lui che amò definirsi, fin dal giorno dell’elezione a pontefice: «Il Papa venuto dalla fine del mondo», riferendosi a quel continente sud americano, ed in particolare all’Argentina e Buenos Aires, realtà da sempre così lontane dalla geopolitica vaticana e dai sacri palazzi curiali.
Eppure lo Spirito soffia, sempre
E in quel caso alimentò la decisione, tra i Cardinali riuniti in Conclave, originale, totalmente spiazzante, come, del resto, era la sua persona, di scegliere lui come nuovo successore di Pietro. La scelta stessa di rompere con una plurimillenaria e consolidata tradizione di attingere fra nomi “collaudati” per il successore alla cattedra apostolica, rappresentò anche in questo caso, una forte rottura con il passato.
«Mi chiamerò Francesco». In omaggio al Santo di Assisi. Ma anche ad una spiritualità semplice e feconda. Rivolta all’amore verso il Creato, che si sostanzierà con la sua enciclica “Laudato sì” dedicata a questi temi. Non un Santo stucchevole come certa letteratura tende a descrivere. Ma un uomo dalla fede profonda. Capace di mettersi in costante dialogo con i più lontani. Dai lebbrosi agli emarginati. Spingendosi fino in Palestina, cercando il dialogo ed il
confronto con il Sultano. Quando gran parte della Cristianità aveva scelto di dare la parola alle armi, in un doloroso conflitto che tanto ha lacerato i rapporti con l’Islam, ed ancora oggi, a distanza di un millennio, se ne sentono le ripercussioni.
Francesco uomo del dialogo e del silenzio
Quel silenzio opprimente che calò come un sudario su Roma e il mondo intero a causa del lockdown da pandemia. In una piazza San Pietro deserta, squarciata solo dalle sirene delle ambulanze, ricordò a tutti la fragilità dell’uomo. Papa Francesco uomo del dialogo e del confronto. Sostenuto da una fede incrollabile, accompagnata da una solida cultura gesuitica. Due aspetti che fecero di lui lo “strumento” perfetto per rilanciare in ogni angolo del pianeta, quel dialogo estremo, a tratti impossibile, teso alla ricerca della pace. Da Gaza all’Ucraina, dal Sud Sudan alla martoriata Siria. La pace invocata, sostenuta, ricercata, sempre accanto alla denuncia dell’uso e della produzione delle armi, hanno fatto di lui un Papa scomodo, certamente inviso alle grandi lobby, ma anche a certi cattolici “tiepidi” verso le tematiche di una guerra, in cui tutti ci siamo finiti, quella “terza guerra mondiale” da lui sempre paventata, e che ora è davanti agli occhi di tutti. Perché dove c’è guerra, c’è disperazione, violenza, odio, sopraffazione. Ed i primi a pagarne le spese sono sempre i bambini.
E poi gli immigrati che fossero di natura economica e come conseguenze della guerra poco cambiava per Bergoglio: un affronto agli occhi di Dio e dell’umanità intera. Lui che in fondo, attraverso la sua famiglia, i suoi avi, aveva percepito l’amarezza, la sofferenza nell’abbandonare la propria casa natia. Un Jorge Bergoglio che, accanto ai suoi genitori di origine contadina, i nonni, emigra dal Piemonte verso una terra lontana e misteriosa. Che seppe accogliere milioni di piemontesi come la sua famiglia. Quell’Argentina che divenne la sua patria, senza però aver mai dimenticato il Piemonte. C’è sempre stato un po’ di Piemonte e piemontese nel carattere, nelle espressioni di Papa Francesco. I legami con gli ultimi parenti rimasti in vita a Portacomaro nei pressi di Asti. Il piacere della tavola subalpina, la più volte citata bagna cauda. Fanno di Papa Bergoglio una figura particolarmente amata da tanti piemontesi, che seppero accoglierlo con grande entusiasmo nei giorni dell’Ostensione della Sindone.
Un Papa semplice ma non “sempliciotto” come certe correnti ecclesiali cercarono talvolta di dipingerlo. Con la fine del pontificato di Bergoglio si avrà tutto il tempo di comprendere e approfondire il suo ruolo nel rinnovamento della
Chiesa.
Una cosa è certa. Dopo Papa Francesco, nulla sarà più come prima, dentro e fuori la Chiesa. Ci saranno tentativi di tornare indietro, di correggere certe posizioni ritenute forse troppo “estreme”. Ma lo Spirito Santo soffia. Sempre. E nulla può fermarlo.

