Dom, 26 Ott, 2025

L’arte come dialogo: Betty Danon e il mondo della mail art in una grande mostra antologica al castello di Miradolo

L’arte come dialogo: Betty Danon e il mondo della mail art in una grande mostra antologica al castello di Miradolo

Un dialogo fatto di segni, parole e relazioni: è questo il cuore di Betty Danon. Io e gli altri, la grande mostra antologica che la Fondazione Cosso dedica all’artista concettuale Betty Danon, pioniera della mail art e della poesia visiva. L’esposizione, curata da Roberto Galimberti con il coordinamento di Paola Eynard e la consulenza iconografica di Enrica Melossi, si inaugura l’11 ottobre al Castello di Miradolo  a San Secondo di Pinerolo, e resterà aperta fino all’8 dicembre 2025.

Per la prima volta, il percorso espositivo mette in relazione l’opera dell’artista con il vasto e variegato universo creativo degli autori con cui ha collaborato. Oltre 50 opere, molte mai esposte prima, provenienti da istituzioni come l’Archivio Storico della Biennale di Venezia – ASAC e il Mart di Rovereto, oltre che da prestigiose collezioni private, raccontano più di trent’anni di ricerca tra segno, suono e scrittura. 

Un percorso tra parola e musica

Attraversando le 14 sale del Castello, la mostra ripercorre l’evoluzione del linguaggio visivo di Danon: dai collage degli anni Sessanta alle partiture asemantiche, dal libro Punto e linea (1975) – definito “perfetto” da Roland Barthes – ai Green Sounds, in cui la natura diventa partitura musicale. Le opere realizzate con macchina da scrivere, fotocopiatrice e computer testimoniano una ricerca incessante sugli strumenti della comunicazione.

Tra le opere più significative figura Io & gli altri (1979), grande progetto collettivo di mail art che coinvolse artisti come Irma Blank, Tomaso Binga, Maria Lai, Mirella Bentivoglio, Sol LeWitt, Nam June Paik e molti altri. «Gli altri sono i punti, io sono la linea di connessione» scriveva Danon, sintetizzando il suo pensiero visivo e relazionale. 

A questo tema è dedicata la sezione Note a margine, un “controtempo” che accosta le opere di Betty Danon a quelle di artisti affini per poetica e sensibilità, come Ugo Carrega, Robert Filliou, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut ed Emilio Isgrò, tracciando una mappa delle connessioni che hanno alimentato la sua ricerca.

Nata a Istanbul nel 1927, Danon approda a Milano nel 1956 dopo studi di miniatura e design. Qui sviluppa un linguaggio rigoroso e poetico, fondato sul segno come unità primaria di significato. Negli anni Settanta, il suo lavoro si apre alla dimensione sonora e relazionale; nel 1976 nasce Rainbowland, “paese immaginario” e simbolo poetico di un altrove creativo, in cui arte e vita si intrecciano in un dialogo di pace e accoglienza. 

Arte, suono e accessibilità

La mostra è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto Avant-dernière pensée, che accompagna il visitatore lungo il percorso espositivo con un gioco di echi e risonanze. Parallelamente si sviluppa il progetto educativo Da un metro in giù, pensato per i visitatori di tutte le età, e un’ampia serie di strumenti per rendere la mostra accessibile a tutti, con testi in più lingue, versioni in CAA, LIS, Easy to Read e audiodescrizioni. 

L’esposizione si inserisce nel format atempo, con cui la Fondazione Cosso propone dialoghi temporanei tra arte, musica e memoria del luogo. Come nel linguaggio musicale, “a tempo” riporta il ritmo all’equilibrio dopo una variazione: così la mostra invita a ritrovare un tempo sospeso, in cui il segno di Betty Danon si fa voce, relazione, poesia.

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