Dom, 24 Nov, 2024

Anoressia e bulimia: è davvero colpa della società? Il "peso" di un'adolescenza problematica

Anoressia e bulimia: è davvero colpa della società? Il "peso" di un'adolescenza problematica

In Italia ne soffrono 3 milioni di persone con un trend in aumento ogni anno

I disturbi del comportamento alimentare hanno spesso esordio in età adolescenziale e colpiscono prevalentemente la popolazione femminile. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, si stima che in Italia circa tre milioni di persone ne siano coinvolte e che dopo la pandemia, ogni anno, questi dati aumentino del 30%.

Come se non bastasse, dopo questi anni di restrizione, i disturbi del comportamento alimentare si sviluppano anche in età infantile e riguardano anche i ragazzi adolescenti e pre adolescenti.

In questo numero voglio parlarvi nello specifico di anoressia e bulimia. La prima sfida è riconoscerle.

Identificare i primi sintomi di questi disturbi è molto difficile perchè, per loro natura, sono contrassegnati da atteggiamenti di negazione, ambivalenza e vergogna. Spesso chi ne è coinvolto inventa pretesti per non mangiare, del tipo «sono stanca stasera»; «ho già mangiato prima di rientrare a casa» o si alzano spesso da tavola con una scusa qualunque per andare in bagno a indurre il vomito o fare uso di lassativi. Entrambi i disturbi sono caratterizzati dal pensiero ossessivo per il cibo, da paura morbosa di diventare in sovrappeso abbinata a una percezione deformata del proprio corpo.

Anoressia e bulimia non sono malattie dell'appetito ma della relazione. Il loro esordio è causato da una ferita che trova spesso origine nelle relazioni primarie (con il padre o con la madre), ma il consistente aumento di casi dopo la pandemia, porta ad allargare lo sguardo a tutti i traumi relazionali, la cui eredità si trova proprio nel corpo. Un corpo stremato dopo un terremoto emotivo. Un corpo che viene visto solo se ormai deforme e sta scomparendo; il canone del corpo magro come condizione per essere visti e amati; una mancata identificazione con il materno e un modello del femminile che si rifiuta sono spesso le storie che si celano dietro ai casi di anoressia.

Mangiare fino ad abbuffarsi con un conseguente senso di colpa e di stati depressivi sono il disperato tentativo di colmare un grande vuoto e gestire una disregolazione emotiva. Il cibo è un antidepressivo facile e immediato: seda e sazia una incontrollata fame di amore.

Le condotte di eliminazione sono il disperato tentativo di buttare fuori episodi traumatici, tutto ciò che di quel trauma non si è digerito. Oltre a un corpo traumatizzato, nei casi di anoressia e bulimia troviamo un'immagine distorta del proprio corpo motivo per cui, tali disturbi, sono collocati su un versante psicotico del funzionamento di personalità.

Data la complessità del disturbo, molte sono le figure indispensabili nella cura dei disturbi alimentari: dietologo, endocrinolgo, psichiatra e psicoterapeuta, ognuno con la propria fetta di competenza.

Come aiutare chi soffre di anoressia e bulimia?

Dato l'atteggiamento iniziale di negazione, non banalizzare con frasi del tipo «hai l'ossessione della magrezza perchè vuoi fare la modella»; «vuoi imitare l'influencer di turno» che, oltre a essere su una strada completamente sbagliata, risultano giudicanti e portano chi soffre ad allontanarsi e a chiudersi sempre di più. Legittimare un comportamento come segnale di sofferenza rimane uno dei pochi strumenti a disposizione, ma non per questo il più facile.

«Sei lei sente il bisogno di procurarsi il vomito vuol dire che sta molto male e, se sta male, io vorrei poterla aiutare. Lei è libera di non parlarmene, ma se vuole io ci sono» questo è un esempio di ciò che dico in questi casi. Una frase in cui la paziente si sente vista, non giudicata ma anche libera.

Se vuoi raccontarmi la tua storia, io sono sempre disponibile ad accoglierla alla mia mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o al mio whatsapp 3277651096

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