Il Movimento 5 Stelle Piemonte torna a puntare i riflettori sulla questione delle quote sanitarie per gli ospiti delle RSA, previste dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ma, in molti casi, mai effettivamente erogate. Al fianco della Fondazione Promozione Sociale, il gruppo consiliare regionale M5S sostiene una battaglia che tocca migliaia di famiglie piemontesi, costrette a pagare rette elevate alle strutture private senza ricevere il contributo pubblico previsto dalla normativa.
«È una questione di dignità e giustizia sociale – denunciano i consiglieri regionali Alberto Unia, Sarah Disabato e Pasquale Coluccio – Non è accettabile che la Regione continui a disattendere un diritto fondamentale, lasciando che il costo dell’assistenza gravi quasi interamente sulle famiglie».
Nel corso della legislatura, il M5S ha avanzato numerose proposte per colmare questo vuoto. A dicembre scorso è stata chiesta alla Giunta Cirio l’attivazione del Buono Domiciliarità, mai erogato nonostante le promesse. A febbraio, in sede di approvazione del bilancio, i consiglieri pentastellati hanno presentato un emendamento per aumentare i fondi destinati alle quote sanitarie in RSA, tentativo poi respinto dalla maggioranza.
Più recentemente, a inizio giugno, il M5S ha depositato un ordine del giorno articolato per sollecitare la Giunta a intervenire su più fronti: riduzione delle liste d’attesa per l’accesso alle convenzioni RSA; presa in carico immediata dei casi con urgenza sanitaria; potenziamento dei servizi domiciliari e dei centri diurni per persone affette da demenze, disabilità o patologie croniche; redazione di un piano operativo chiaro e monitorabile; stop a prassi illegittime che subordinano l’accesso ai LEA a valutazioni economiche; maggior trasparenza nei dati sulle valutazioni UVG (Unità di Valutazione Geriatrica); coinvolgimento del Terzo Settore, sindacati e rappresentanza civica nella pianificazione dei servizi socio-sanitari.
Il Movimento chiede alla Regione un impegno concreto e immediato per garantire parità di accesso alle cure e rispetto dei diritti sanciti dalle leggi nazionali e regionali.
«La Regione non può continuare a voltarsi dall’altra parte – concludono i consiglieri – Le persone non autosufficienti non possono essere trattate come un costo da contenere, ma come cittadini da proteggere».