Gio, 21 Nov, 2024

Veleno per topi, pericoloso anche i nostri compagni di vita a quattro zampe. Più resistenti i gatti, più sensibili i cani

Veleno per topi, pericoloso anche i nostri compagni di vita a quattro zampe. Più resistenti i gatti, più sensibili i cani

Importante è conoscere il prinicipio attivo ingerito dall'animale perchè il veterinario possa impostare la terapia

L'avvelenamento con il topicida è la forma d'avvelenamento più comune per i nostri animali.

I topicidi sono disponibili in vari colori (verde, blu, marrone, rosso, beige), possono avere aspetto diverso (pellet, rettangoli, grani) e possono contenere sostanze tossiche molto diverse. Per questo motivo, se un animale ingerisce un'esca rodenticida, l'identificazione del principio attivo è cruciale per impostare il corretto piano terapeutico.

I tre tipi principali rodenticidi sono quelli che contengono anticoagulanti (Warfarin, Brodifacoum, Diphacinone), quelli che contengono brometalina, una neurotossina, e quelli contenenti colecalciferolo, un analogo della vitamina D.

Parliamo dei più comuni, ovvero gli anticoagulanti.

Si dividono in quelli di prima generazione (Warfarin) che hanno solitamente breve durata d'azione rispetto a quelli di seconda generazione (Brodifacoum, Bromadiolone) che sono quelli attualmente più utilizzati nelle esche rodenticide. Piccole dosi di anticoagulante possono causare coagulopatia inibendo il riciclo della vitamina K1 e la sintesi di alcuni fattori della coagulazione. Questo provoca sanguinamenti incontrollabili all'interno e all'esterno dell'organismo. I segni clinici insorgono da 2 a 7 giorni (ed oltre) dopo l'ingestione, quando si esauriscono i fattori della coagulazione circolanti.

Certe specie, come i gatti, sono più resistenti agli effetti di queste esche e solo raramente possono avvelenarsi. Al contrario, i cani possono essere piuttosto sensibili e spesso necessitano di intervento da parte del veterinario.

La dose necessaria a causare avvelenamento può essere molto diversa a seconda del principio attivo: ad esempio, nel caso di ingestione di Brodifacoum sono sufficienti piccole dosi a causare avvelenamento, mentre nel caso di Bromadiolone sono necessarie dosi di molto superiori per avere lo stesso effetto.

L'età e lo stato di salute di ciascun animale sono altri fattori che possono determinare la necessità di iniziare la terapia; animali molto giovani e molto anziani, così come soggetti con problemi gastrointestinali o epatici sono esposti a rischi maggiori.

Segni di avvelenamento: il sanguinamento può avvenire in qualsiasi localizzazione per cui i segni possono essere vaghi e poco specifici. Inizialmente la perdita di sangue è interna e può comparire letargia, intolleranza all'esercizio, tosse e difficoltà respiratoria (dovuta al sanguinamento nei polmoni), debolezza e pallore delle mucose. Sintomi meno frequenti sono vomito, diarrea (con o senza sangue), sanguinamento dal naso, ematomi, sangue nelle urine, gonfiore delle articolazioni con dolore e zoppia, inappetenza e sanguinamento dalla bocca.

Antidoto e trattamento: la decontaminazione dello stomaco, attraverso l'induzione del vomito, eseguita entro 2 ore dall'ingestione dell'esca e associata alla somministrazione di carbone attivo è efficace nel ridurre l'assorbimento del tossico. La vitamina K1 è l'antidoto. Se si verifica l'avvelenamento, gli animali sono trattati con vitamina K1 per 15 giorni nel caso dei rodenticidi di prima generazione o 21-30 giorni per quelli di seconda generazione. Dopo 2 giorni dall'ultima somministrazione di vitamina K1 il tempo di protrombina (PT) deve essere controllato per accertarsi che la coagulazione sia normale.

Quando gli animali si presentano con emorragia in corso il trattamento è di supporto e consiste nella stabilizzazione, somministrazione di ossigeno e trasfusione di sangue intero o plasma.

Schedina Fontana

 


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