A San Mauro Torinese è scontro aperto tra l’Amministrazione guidata dalla sindaca Giulia Guazzora e le opposizioni, con Fratelli d’Italia in prima linea.
Il motivo? Una decisione che sta facendo discutere genitori, insegnanti e studenti: tagliare lo scuolabus per le uscite didattiche scolastiche da quattro a una sola alla settimana, per “razionalizzare” la spesa pubblica e risparmiare 14mila euro.
Il taglio riguarda 1.500 studenti di 68 classi dei due istituti comprensivi della città. La motivazione ufficiale arriva dall’assessore all’istruzione Daniele Bagarin, che ha chiarito come i 14mila euro non siano stati aggiunti al budget per il trasporto scolastico dedicato alle uscite didattiche, mentre rimane invariato il servizio casa-scuola (a carico delle famiglie) e quello per la piscina (gratuito).
Ma è proprio il taglio sulle esperienze formative extra aula ad aver acceso la miccia. Una mozione presentata da Paola Antonetto e Daniele Cerrato (FdI), Marco Bongiovanni (M5S), Roberto Olivero (FI) e Roberto Pilone (Lega) ha messo in luce quello che in molti ritengono un passo indietro per la qualità dell’offerta formativa cittadina.
Antonetto non usa mezzi termini: «lo scuolabus disponibile per una sola uscita settimanale al posto di quattro è un taglio immotivato alla formazione dei nostri ragazzi, che perdono l’occasione di conoscere, esplorare, crescere anche fuori dalle mura scolastiche, mentre per la comunicazione social e non solo si spendono 16mila euro! È inutile dichiarare a parole che si ha a cuore l’istruzione se poi si risparmia proprio lì»
Il dettaglio non è di poco conto: l’unica uscita prevista sarà infatti il lunedì, forse troppo poco per le opposizioni, ma soprattutto per le 68 classi che dovranno contendersi l'utilizzo di quel mezzo. Difficile, così, parlare di “opportunità didattiche”.
La risposta dell’assessore Bagarin non tarda ad arrivare: «fin dal nostro insediamento abbiamo puntato sul potenziamento dei servizi scolastici, e non abbiamo mai messo in discussione il trasporto per gli studenti».
Ma questa affermazione lascia perplessi. Il trasporto scuola-casa, infatti, è pagato dalle famiglie (come sempre), mentre quello per le uscite didattiche, che prima era garantito con risorse comunali, è ora stato drasticamente ridotto. Il diritto allo studio, insomma, non dovrebbe fermarsi al cancello della scuola.
E allora la domanda sorge spontanea: davvero 14mila euro giustificano un taglio così pesante alla formazione dei giovani? Non c’erano altre voci di bilancio su cui intervenire?
Nel frattempo, la polemica corre veloce anche sui social, tra post, volantini e divisioni all’interno. Il messaggio che passa, al netto delle parole istituzionali, è uno solo: la cultura può aspettare, soprattutto se costa.

