Un nuovo lavoro pubblicato su BMJ Mental Health apre un dibattito sul ruolo del caffè nella biologia dell’invecchiamento nelle persone con disturbi mentali gravi.
Invecchiamento cellulare accelerato e ruolo dei telomeri
L’invecchiamento cellulare accelerato è un fenomeno ben documentato nelle persone affette da disturbi psichiatrici severi, come schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore con sintomi psicotici. In queste condizioni, la vita media è ridotta di circa 15 anni rispetto alla popolazione generale, e una delle ipotesi biologiche più accreditate riguarda il danno ossidativo e l’accorciamento accelerato dei telomeri, le sequenze di DNA che proteggono le estremità dei cromosomi.
Il nuovo studio pubblicato su BMJ Mental Health
Un nuovo studio trasversale, condotto su adulti con disturbi psicotici, suggerisce che un’abitudine molto diffusa in questa popolazione — bere grandi quantità di caffè — potrebbe avere un impatto sorprendente sulla biologia dell’invecchiamento.
La ricerca, pubblicata il 25 novembre su BMJ Mental Health, ha analizzato 436 adulti coinvolti nel Norwegian Thematically Organized Psychosis Study. Tutti i partecipanti presentavano una diagnosi di schizofrenia, disturbi dello spettro schizofrenico o disturbi affettivi con psicosi.
Metodologia
• Consumo di caffè, diviso in categorie da 0 a ≥5 tazze al giorno.
• Misura dei telomeri: ottenuta da campioni di sangue mediante PCR in tempo reale, espressa come rapporto telomero/gene singolo.
• Aggiustamenti statistici: età, sesso, etnia, fumo, dosaggio dei farmaci psicotropi.
Risultati: un’associazione a forma di “J invertita”
Il dato più interessante dello studio è l’associazione non lineare tra quantità di caffè e lunghezza dei telomeri:
• Il massimo beneficio è stato osservato con 3–4 tazze al giorno.
• In questo gruppo, i telomeri risultavano significativamente più lunghi rispetto ai non consumatori.
• Questo corrispondeva biologicamente a circa 5 anni in meno di invecchiamento cellulare.
Oltre le quattro tazze quotidiane, tuttavia, il vantaggio si riduceva: la lunghezza dei telomeri tornava a diminuire, coerentemente con gli effetti potenzialmente negativi di un consumo eccessivo di caffeina, come la compromissione del sonno e l’aumento dello stress fisiologico.
L’effetto protettivo moderato del caffè è risultato:
• indipendente dal sesso,
• simile tra schizofrenia e disturbi affettivi,
• coerente nonostante l’uso di farmaci psicotropi, noto fattore confondente.
Perché il caffè potrebbe proteggere i telomeri?
In studi precedenti sulla popolazione generale, il consumo moderato di caffè è stato collegato a: riduzione dello stress ossidativo; miglioramento dell’infiammazione sistemica; minore rischio di diabete e malattie cardiovascolari
Questi effetti potrebbero contribuire a rallentare l’accorciamento dei telomeri, ma nel caso dei disturbi psichiatrici non erano mai stati studiati in maniera così specifica.
Un motivo in più per un buon caffè, magari in compagnia….e senza zucchero!

