In pochi giorni siamo passati dal caldo a temperature decisamente autunnali. L’estatesta lasciando spazio a quella stagione che più di tutte celebra la natura con i suoi colori, profumi e sapori.
Passeggiare in un parco, osservare le foglie che cambiano colore e respirare l’aria frizzante: l’autunno è un invito a rallentare e a riscoprire il piacere delle cose semplici, come una tavola imbandita o un piatto fumante di polenta.
Il ritorno in cucina: profumi, calore e tradizione
L’autunno riporta con sé la voglia di cucinare. È il momento della convivialità, dei piatti che scaldano e profumano la casa, delle ricette autunnali legate alla cucina contadina italiana.
Tra queste, la polenta occupa un posto speciale: semplice, genuina, ma capace di evocare ricordi, gesti antichi e momenti di condivisione.
Polenta: storia e origini di un piatto simbolo dell’autunno
La polenta è uno dei piatti tipici italiani più antichi e rappresentativi dell’autunno.
Le prime tracce del suo consumo risalgono al periodo successivo alla scoperta dell’America, quando il mais arrivò in Europa e si diffuse rapidamente nelle campagne italiane.
I mercanti veneziani introdussero il granturco nel Polesine e nel Friuli, dove la polenta divenne un alimento quotidiano, nutriente e versatile. Bastavano acqua, farina e un paiolo di rame per creare un piatto che sfamava intere famiglie.
Ricetta povera che racconta la storia d’Italia
Già in epoca romana si preparava una sorta di polenta, detta puls, a base di farro.
Nei secoli successivi si usarono anche altri cereali come orzo, miglio, segale e sorgo, spesso uniti ai legumi o alle castagne, ingrediente fondamentale per le popolazioni montane.
Questa lunga tradizione fa della polenta una pietanza che racconta l’evoluzione della cucina italiana: da cibo di sussistenza a piatto della memoria e del gusto.
Come si prepara secondo la tradizione
Preparare la polenta non è solo una questione di ingredienti. È un vero e proprio rito familiare, tramandato di generazione in generazione.
La ricetta tradizionale prevede di cuocere lentamente la farina di mais in acqua salata, mescolando costantemente con un bastone di legno.
Una volta pronta, la polenta veniva rovesciata sul tagliere e tagliata con lo spago, non con il coltello: un gesto simbolico che ancora oggi conserva il sapore della tradizione.
Consiglio tipico: nelle Valli di Lanzo, si aggiungono pezzetti di patata all’acqua per un sapore più delicato e una consistenza più morbida.
Varianti regionali: la polenta concia e le sue mille versioni
Tra le ricette di polenta più famose c’è la polenta concia (in piemontese cunsa), preparata con burro e formaggi locali.
Una ricetta ricca e cremosa, nata come piatto contadino per affrontare i rigidi inverni, oggi considerata una vera prelibatezza della cucina regionale italiana.
Ogni zona ha la sua versione:
- Polenta e spezzatino, tipica del Nord Italia;
- Polenta con funghi o formaggi fusi, per i palati più golosi;
- Polenta dolce con miele di castagno, un abbinamento autunnale sorprendente e genuino.
Scene di vita contadina e la “scartocciatura” del mais
La polenta è anche memoria di vita quotidiana.
Chi ha visto il film L’Albero degli zoccoli di Ermanno Olmi ricorda la celebre scena del baccalà appeso al soffitto, con i contadini che insaporiscono la loro fetta di polenta: un’immagine che racchiude dignità, semplicità e cultura popolare.
Durante le lunghe serate d’inverno, le famiglie si riunivano nella stalla per chiacchierare e “scartocciare il mais”, cioè liberare le pannocchie dalle brattee.
Nel Settecento, la polenta di granturco divenne alimento comune a tutte le classi sociali, fino a diventare il simbolo della cucina povera italiana.
La polenta oggi: tradizione, comfort food e convivialità
Oggi viviamo in un’epoca in cui il cibo non ha più confini, ma la polenta conserva intatto il suo valore simbolico.
Un tagliere fumante di polenta, un po’ di formaggio che si scioglie e un bicchiere di vino rosso bastano per creare un momento di autentica felicità.
È il piatto dell’autunno per eccellenza, capace di unire generazioni e di raccontare, ogni volta, un pezzetto della nostra identità.

