Oggi andiamo in Spagna… o almeno con la fantasia.
Per chi ama Gaudì e le sue opere sarà davvero come fare un viaggio, anche restando a casa.
Vi piacerebbe fare la valigia eh? Invece restiamo a Torino, nel quartiere Borgo Po.
Casa dell'obelisco made in Turin
L’architetto spagnolo non c’entra con le curve della Casa dell’Obelisco, che prende il nome proprio dall’Obelisco della vicina Piazza Crimea. L’edificio è stato realizzato tra il 1954 e il 1959; anni che corrispondono al periodo Neoliberty, che in architettura si afferma come reazione al razionalismo. Il Neoliberty si sviluppa soprattutto a Torino, Milano e Novara, unendo alla ricerca compositiva e alla cura del dettaglio il recupero della dimensione artigianale. Riprende elementi di Liberty, ma ha la particolarità di mescolare stili diversi.
Porta due firme: Sergio Jaretti e Sodano e Elio Luzi, che all’epoca sono uniti in un sodalizio professionale che dura per ben 20 anni. Sono entrambi allievi di Carlo Mollino e la loro parola d’ordine è “sperimentazione” … e possiamo dire che si vede.
Spigoli banditi nell'originale edificio
Le facciate hanno una forma arcuata e serpeggiante e non per niente è chiamata la casa senza spigoli, perché effettivamente, a vederla da fuori, di spigoli non ce ne sono proprio. Dentro, però, anche se non ci siamo entrati personalmente, pare che gli spigoli ci siano! Il palazzo si alza su cinque piani, ha una pianta regolare e le pareti interne sono decisamente rettilinee anche se sembra impossibile. Certo, con una struttura esterna così particolare, anche l’interno non dev’essere stato semplice da realizzare: gli appartamenti si sviluppano su uno, due o tre livelli e sono caratterizzati da disposizioni diverse delle stanze. Oggi è un edificio residenziale.
La Casa dell’Obelisco è stata commissionata e realizzata dall’Impresa Manolino, che ha certamente avuto un ritorno d’immagine, data la particolarità della costruzione. Sono insoliti per l’epoca anche i rilievi costruiti in pietra artificiale, sovrapposti uno sull’altro.
C’è chi ha pensato a una volontà autoreferenziale da parte dell’impresa e chi a una provocazione rispetto alle tendenze dell’architettura torinese degli anni ’50 e anche in relazione agli edifici della zona. Sia quel che sia, certamente è un edificio un po’ “sui generis”. Per chi volesse saperne di più, su questo palazzo hanno scritto Maria Luisa Barelli e Davide Rolfo nel libro Il palazzo dell’Obelisco di Jaretti e Luzi. Progetto e costruzione (2016).
Location per l'horror di Dario Argento
Gli amanti dell’horror l’avranno notato subito, ma questo edificio è tra quelli che Dario Argento ha scelto per le ambientazioni di un suo film.
Quale? Provate ad indovinare... Vi serve un aiutino
E' “Il gatto a nove code” e vi diamo ancora un'indicazione: è il luogo in cui avviene il terzo omicidio. Adesso non potete far altro che rivedere il film e andare a vedere l’esterno dell’edificio.
Foto: Pinterest