Mar, 3 Dic, 2024

Direttiva europea "case green": come abbattere i consumi al 60%. Lo studio del Politecnico di Torino

Direttiva europea "case green": come abbattere i consumi al 60%. Lo studio del Politecnico di Torino

Condomini ed edifici multifamiliari possono ridurre il proprio consumo di energia mediamente tra il 30 e il 40%, con punte fino ad oltre il 60%, solo grazie ad interventi di efficientamento della parte impiantistica. Quindi sostituendo radiatori e caldaie a gas conpannelli radiantipompa di calore e ventilazione meccanica controllata (VMC), passando a un sistema totalmente elettrico e privo di combustibili fossili. In questo modo, anche senza interventi sull’involucro edilizio, è possibile raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva europea “Case Green”.

È quanto dimostra uno studio condotto dal Politecnico di Torino in partnership con Q-RAD, il consorzio che riunisce le più importanti aziende impegnate nel settore del raffrescamento e del riscaldamento radiante operanti sul territorio italiano. Lo studio ha l’obiettivo di valutare gli effetti della nuova EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) sui condomini del patrimonio edilizio italiano, notoriamente composto da edifici vetusti e poco performanti dal punto di vista energetico. Lo studio è stato presentato a Torino in occasione del Q-DAY 2024, il tradizionale appuntamento dedicato alla climatizzazione radiante, organizzato dal Consorzio Q-RAD, che ha riunito tutte le principali aziende del comparto, dal titolo “Insieme per costruire un futuro migliore con la climatizzazione radiante” che si è tenuto giovedì 14 novembre, all’Auditorium dell’Energy Center del Politecnico di Torino.

«I risultati dello studio del Politecnico, con cui collaboriamo proficuamente da anni, mostrano come gli obiettivi di transizione green dettati dall’Europa siano raggiungibili con azioni di efficientamento del solo sistema impiantistico - spiega Michele Bottoni, presidente del Consorzio Q-RAD - Con un ruolo fondamentale rivestito dai sistemi radianti, che grazie a temperature di mandata più basse garantiscono una maggiore efficienza della pompa di calore e una migliore emissione termica in ambiente. Per questo riteniamo che, nel recepire la direttiva Case Green, sia doveroso prestare la dovuta attenzione anche a questo tipo di tecnologie, con incentivi e strumenti mirati che aiutino a rendere accessibili gli interventi ad un pubblico ampio».

Lo studio del Politecnico di Torino

La EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) mira non solo a ridurre le emissioni di gas serra, ma anche a promuovere l'uso di fonti rinnovabili e tecnologie innovative. A partire dal 2030, tutti gli edifici nuovi dovranno soddisfare i requisiti di edifici a energia quasi zero (NZEB), mentre gli edifici esistenti dovranno subire interventi di ristrutturazione che li portino a livelli di efficienza energetica adeguati, con una riduzione dei consumi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Lo studio, di cui è autrice una ricercatrice del Dipartimento di Energia “Galileo Ferraris” del Politecnico torinese, Maria Ferrara, si è concentrato su due casi studio: due tipologie di edifici definiti come “blocchi di appartamenti” localizzati in tre diverse zone climatiche (Torino, Roma e Palermo) e risalenti a due epoche di costruzione 1946-60 e 1961-75, con classi energetiche F/G ed E, in base all’epoca di costruzione. La strategia di riqualificazione degli impianti è stata suddivisa in tre step. Il primo con la sostituzione di radiatori e caldaie a gas con impianti di climatizzazione radiante e pompa di calore elettrica reversibile. Il secondo step con l’aggiunta di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) con recuperatore di calore. Il terzo, infine, con l’installazione di un impianto fotovoltaico con potenza di picco pari a 21,8 kW.

La riduzione dei consumi di energia primaria è considerevole già dopo lo step 1, cioè solo con pannelli radianti e pompa di calore. Dal 29 al 40% nell’edificio più vecchio, a seconda delle zone climatiche, dal 26 al 29% nell’edificio più recente, innalzando la classe energetica a D. Dopo lo step 2, con l’aggiunta di VMC, si arriva a punte del 41% (nell’edificio di Palermo). Riduzione che aumenta ulteriormente quando entra in gioco l’integrazione con energia solare fotovoltaica, fino a -64% per l’edificio più vecchio in zona climatica Palermo, e intorno al -55% per il secondo edificio, con classi energetiche B o addirittura A1.

Lo studio dimostra dunque come la soluzione impiantistica composta da pompa di calore, sistema radiante e VMC consenta di avere un’efficienza elevata che garantisce un contributo importante alla diminuzione dei consumi di energia primaria sull’intero territorio italiano, un comfort termico elevato, e conseguenti benefici sulla qualità dell’aria e sulla salute.

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