Inutile negarlo, negli ultimi decenni i videogiochi sono diventati parte integrante della vita di molte persone. Con essi sono però emerse anche nuove patologie, tra le quali appunto la "Sindrome di Super Mario".
Questa sindrome si caratterizza per la presenza di comportamenti influenzati dall'interazione prolungata con il mondo virtuale dei videogiochi. Il sintomo principale di questa sindrome è la percezione alterata della realtà. Il paziente che ne è affetto vede lo scorrere della propria vita come fosse un videogame, ad esempio cercando "power-up" (abilità temporanee o permanenti, come ad esempio il fungo che fa crescere Mario) o immaginando di superare gli ostacoli con un salto.
Altri sintomi della Sindrome di Super Mario sono il desiderio di ricompensa immediata, che porta il paziente ad aspettarsi una rapida gratificazione anche nella vita reale, e l'impazienza o la frustrazione quando non riesce a trovare soluzioni immediate nella vita reale.
È possibile prevenire questa malattia mantenendo il giusto equilibrio tra vita reale e vita virtuale.
Ecco alcuni utili consigli
- stabilire un limite giornaliero o settimanale per il tempo dedicato ai videogiochi (con un timer ad esempio);
- fare pause frequenti per ridurre l'immersione continua;
- fare sport con regolarità;
- coltivare hobby (leggere, disegnare...);
- informare il giocatore sui rischi in modo che diventi consapevole;
- creare una routine giornaliera con una scala di priorità;
- avere uno spazio dedicato al videogioco diverso da quello di dove si studia o lavora.
Una curiosità... pensate che in Cina i minori di 18 anni possono giocare ai videogiochi solo un'ora al giorno, dalle 20 alle 21, il venerdì, sabato e domenica. In Giappone, patria dei videogiochi, si può giocare massimo 60 minuti nei giorni feriali e 90 nei festivi.