Lun, 16 Set, 2024

Il matrimonio di Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro. Il nuovo modo di dialogare per scritto degli italiani

Il matrimonio di Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro. Il nuovo modo di dialogare per scritto degli italiani

In Italia, la vera rivoluzione artistica postale avvenne nel momento in cui la parte del cartoncino dedicato fino ad allora alla scrittura, venne sostituita con le immagini, che potevano essere sia dei disegni o fotografie, a seconda del tema scelto dall’editore.

Danesi, con la sua prima serie di cartoline disegnate e stampate in bianco e nero, aveva di fatto inventato una sorta di cultura visiva applicata ad un oggetto postale, simile a quella delle copertine dei settimanali illustrati, ma il successo arrivò solo quando apparvero le prime cartoline postali riportanti le immagini a colori, ed in Italia molte tipografie esordirono all’unisono, concentrandosi sull’avvenimento più importante di quel tiepido ottobre del 1896, ovvero le nozze tra il principe di Napoli ed erede al trono Vittorio Emanuele e la principessa Elena del Montenegro, che sarebbero saliti all’altare il 24 dello stesso mese. Se i giornali illustrati italiani avevano già da tempo informato l’opinione pubblica del fidanzamento tra i due, con prime pagine a colori dove al centro erano raffigurati i futuri sposi, la cartolina postale annunciava invece le sole nozze, stampando le immagini dei principi e dei genitori immortalati in cornici auliche tali da poter evidenziare l’importanza dei medesimi e quindi di tutto quello che avrebbe rappresentato per la Nazione il fatto che il principe ereditario avesse trovato una moglie e che avrebbe potuto avere dei figli, garantendo quindi il futuro della dinastia .

L’Italia di quei mesi però non godeva certo di buona salute, sotto tutti i profili, a partire da quello economico, dove la miseria regnava sovrana in ampie zone, sia al nord come al sud, tanto da veder partire settimanalmente navi stracariche di migranti diretti verso le Americhe, situazione aggravata da ataviche mancanze di bonifiche territoriali atte a rendere fertili paludi ed acquitrini ancora troppo presenti in vaste zone, la mancanza di programmazione a favore di una nascente industria manifatturiera e l’immobilismo nelle campagne, da secoli alla mercè di una grande fetta di quella nobiltà e borghesia latifondista che bloccava politicamente le sporadiche aperture dei progressisti e riformisti dell’epoca, fino ad arrivare alla situazione politica vera e propria, che coniugava fallimenti in serie, in particolare nelle avventure coloniali, nate anni prima con l’occupazione della baia di Assab in territorio africano, fino ad arrivare al dramma della tremebonda sconfitta dei nostri reparti militari, nella battaglia di Adua

Sarà questo tragico avvenimento, che coinvolgerà inevitabilmente nelle polemiche anche un gran numero di alti ufficiali, ad indicare la via da seguire per questi due giovani sposi e che condizionerà anche l’operato della carta stampata e di tutto l’apparato iconografico reale, obbligatoriamente indirizzato verso un modo di porsi di fronte all’opinione pubblica del Paese, in modo sobrio per non dire quasi dimesso, nella forma, per poter recuperare un consenso che il trono stava perdendo e diventerà poi drammatico due anni dopo quando le cannonate del generale Bava Beccaris contro i dimostranti a Milano avrebbe segnato un punto di non ritorno per Umberto I, il “Re buono”, dando invece via libera alle fronde anarchiche, che stavano nascendo sulla spinta di movimenti che traevano linfa vitale dai nascenti sindacati dei lavoratori ‘ supportati politicamente da frange anarchiche della sinistra storica del governo Crispi .

Le prime cartoline postali ufficiali dedicate al principe di Napoli ed alla sua sposa, la principessa del Montenegro, ricalcavano il clima opaco e nebuloso che si respirava nella penisola italiana dopo il disastro militare di Adua; le ferite morali e materiali per i tanti soldati che persero la vita quel funesto marzo del 1896, i tanti prigionieri ancora in mano agli abissini di cui non si avevano notizie, che per la liberazione dei quali, il governo italiano fu costretto a sborsare mesi dopo una colossale cifra in lire, l’umiliazione di una campagna militare che si concludeva con la più grande sconfitta di un esercito europeo mai avvenuta nel contesto militare in epoca coloniale, per non parlare dei problemi interni al nuovo Stato unitario, stretto nella morsa di atavici difetti italici, come la costante situazione di povertà di ampie zone del paese e nuove criticità sociali al seguito di una confusa politica industriale, che tra corruzione ed ambizioni personali, corrodeva in modo sistematico l’esecutivo politico che si trascinava stancamente tra imbarazzante inerzia ed incapacità di programmare nuove strategie.

Le tinte usate per questa prima serie, composta da quattro interi postali raffiguranti la figura femminile di un’Italia turrita con ai piedi il simbolondella grandezza dell’antica Roma dei Cesari, quel colosseo raffigurato cosi’ infinitamente piccolo, rispetto allo scudo sabaudo incastonato in alto in una cornice di alloro, quasi a voler indicare la piemontesità di una dinastia che volle in Torino la prima capitale di un Regno nato tra polemiche e gesti eroici, fino ad arrivare all’occupazione dello Stato Pontificio nel 1870 a concludere un ambizioso progetto territoriale nato all’alba della prima guerra per l’Indipendenza sotto le bandiere di Carlo Alberto.

I colori non sono vivi, un azzurro smunto che del blu Savoia” che forse intende rappresentare, non ha nulla , meno ancora un pallido rosso di una tiepida alba iniziante da una principesca unione, che si trasforma nelle altre due cartoline in uno sfuggente marroncino, che diventa cupo, quasi a raffigurare l’umore della Nazione dell’epoca. Ma c’è anche un’ Italia che non ci sta a vedersi rappresentare in questo triste scenario, quando invece le nozze dell’unico erede al trono, dovrebbero essere un inizio di un nuovo corso vitale e fiducioso, rivolto al popolo ed alla stessa, giovane Nazione e decide di invertire la rotta; alcuni intraprendenti tipografi, decidono di illustrare i cartoncini postali con i ritratti degli sposi, con i genitori dei due, contornati da splendide e vivaci allegorie, sobrie nella sostanza ma regali nei tratti, i colori vivaci, splendenti di nuova luce, un’apertura di credito di tutti gli italiani rivolta a chi un domani, dovrà rappresentarli e guidarli verso nuove mete.

È l’inizio di un nuovo corso editoriale ed artistico che cambierà il modo di dialogare per iscritto tra gli italiani, che oltre a scambiarsi saluti e ricordi, avranno modo di “leggere” attraverso le immagini, le vicende del proprio Paese, in pace come in guerra.

 

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