Il paese che ha accolto Gorbaciov, dove i quadri sono affissi alle pareti della case
Per visitare questo museo bisogna raggiungere Torre, un piccolo centro del Canavese a 16 chilometri da Ivrea, stretto tra Agliè, Bairo, Castellamonte, Baldissero, Quagliuzzo, San Martino e Strambinello. Parcheggiare in prossimità del borgo storico, scendere e guardarsi attorno.
Perché il museo, per il quale non si paga un biglietto, è lì. Lungo le strade che salgono al ricetto, nelle vie, sulle facciate delle case. Dove sono affissi, in attesa di essere ammirati da visitatori e appassionati, oltre 150 opere di pittori provenienti dalle ex repubbliche sovietiche. Ognuna con il proprio stile, la propria tecnica, la propria tematica.
Un rapporto molto stretto, quello che è nato tra Torre e l’ex Unione Sovietica. E che è cresciuto grazie a tre fattori: la cornice naturale, innanzitutto, che si è prestata nel diventare un museo a cielo aperto; Amministrazioni illuminate che non hanno avuto difficoltà a perseguire un sogno, contribuire nel farlo diventare una realtà e attivarsi, facendosi carico della manutenzione, perché quel sogno non risentisse del passare del tempo, e poi un fattore scatenante, che nel caso in oggetto ha un nome, Marco, e un cognome, Datrino.
Un antiquario e gallerista che, visitata la Russia all’indomani del crollo del muro di Berlino, si è innamorato dell’arte e della pittura di quelle terre, decidendo di realizzare un ponte ideale tra due realtà così profondamente diverse. Invitando 15 pittori, in rappresentanza di altrettante repubbliche, suggerendo loro un soggetto al quale dedicarsi e poi lasciando che estro, fantasia e sensibilità facessero il resto. E quelle opere, arricchite nel corso del tempo da tante altre opere, sono quelle che oggi abbelliscono le mura del paese e lo rendono un piccolo gioiello anche se troppo poco conosciuto.
Ovviamente quel primo passo è stato seguito da molti altri passi, “passati” attraverso i buoni rapporti e la collaborazione avviata da Datrino con realtà culturali sovietiche (come il museo di Kiev o quelli di Mosca: rapporti che hanno permesso a Torre di ospitare la mostra “I tesori del Cremlino”, e di accogliere qualcosa come 350mila visitatori in tre mesi), e culminati con la nascita di una pinacoteca intitolata, e non poteva essere diversamente, a Raissa Gorbaciova.
Nel 2003, ad inaugurarla, era venuto niente di meno che Michail Gorbaciov: e pensare ad una delle persone più potenti del mondo, con un premio Nobel per la Pace nel cassetto, seduto in un giardino a chiacchierare amabilmente con Giulietto Chiesa (che si era prestato a fare anche da interprete) di arte e politica, umanità e futuro, in un paese di poco più di 600 anime… insomma, qualcosa vorrà pur dire.
E oltre ai quadri, alle chiese, al ricetto, al castello (o a quanto ne rimane) diventato nel corso del tempo una galleria d’antiquariato, Torre ospita anche la Viassa, cioè la via felliniana: una mostra permanente allestita in una delle vie del borgo lungo la quale è possibile ammirare statue dipinte che rappresentano i personaggi creati da uno dei maestri del cinema italiano.