La prima uscita pubblica del neo sindaco, Luca Torella, con tanto di fascia tricolore, è coincisa con il primo appuntamento dedicato alle celebrazioni per il centenario di fondazione del gruppo Alpini, guidato da Alessandro Gays. Di fronte a un centinaio di Penne nere e rappresentanti di altre associazioni d’arma, Torella ha reso omaggio al Monumento ai Caduti, in piazza Vittorio Emanuele, venerdì scorso, sottolineando nel suo intervento che «ripercorrere un secolo di vita di una associazione non è cosa semplice, ed è ancora meno semplice quando quando quei cento anni sono ricchi di appuntamenti ed interventi, di atti di generosità, di solidarietà, di momenti di raccoglimento dedicati agli amici che “sono andati avanti”. Un secolo di fatica e di sudore, ma anche di impegno, e di tanti momenti di divertimento e socializzazione, come quello di questa sera, che vede la Fanfara Ana di Ivrea, celebrare con le sue note le Penne nere di
Leinì».
Ma un secolo di vita non vuol dire solo questo, ha ancora sottolineato il neo sindaco «non è solo un lungo, lunghissimo elenco di iniziative ed attività. Vuol dire molto di più. Vuol dire la passione nel portare avanti valori e sensibilità. Vuol dire propensione al sacrificio ed alla fatica. Vuol dire amore nei confronti di una divisa, di un Corpo. Vuol dire un profondo senso del dovere. Vuol dire la ferrea volontà di tramandare generazione dopo generazione un modo di essere. Vuol dire fedeltà a un Paese. Ad una bandiera, ad una comunità. Una fedeltà che dovrebbe essere sempre più esempio per tutti. Vuol dire capacità di trasmettere coraggio ed altruismo. Vuol anche dire un rapporto particolare con il “Cappello e la Penna”».
Un cappello che Giulio Bedeschi, nel suo libro “Centomila gavette di ghiaccio” così lo definiva: “Un tutt’uno l’uomo con il cappello. Tant’è che finite le guerre e deposto il grigioverde, il cappello resta il posto d’onore. Nelle baite alpestri come nelle case di città. Distaccato dal chiodo o levato dal cassetto come una mano gelosa in circostanze speciali. Ad esempio per ritrovarsi tra alpini o per imporlo con una ben mascherata commozione sul capo del proprio figlioletto o addirittura dell’ultimo nipote”.
E ha concluso «siete un preziosissimo bagaglio di esperienza e di valori che vengono messi a disposizione di tutti. E per chi come me, oggi, si trova ad amministrare una città, quel bagaglio rappresenta un patrimonio inestimabile che viene generosamente regalato per necessità che una città come Leinì può andare incontro. E sapere di avere alle spalle un gruppo così coeso e compatto, così pronto a darsi da fare, così competente e capace è una garanzia che fa affrontare il futuro con maggior ottimismo. Quindi non posso che ringraziare ancora un volta il capogruppo Alessandro Gays e tutte le sue Penne nere, per quello che hanno fatto nel corso di questi cento anni a favore di Leinì e dei leinicesi e per quello che, ne sono certo, faranno ancora. Nella certezza che l’affetto della città non verrà mai meno nei confronti di questo storico e prezioso gruppo».
Terminato l’intervento del sindaco, le note della Fanfara Ana di Ivrea hanno accompagnato la serata estiva leinicese, attingendo dal vasto repertorio di brani musicali. Gli orchestrali, diretti dal Luogotenente Marco Calandri, hanno dato vita ad un concerto molto seguito ed apprezzato.
Le celebrazioni per il centenario di fondazione, proseguiranno con altri appuntamenti a settembre, per concludersi domenica 13 ottobre con la grande adunata cittadina delle Penne nere.