La fibrillazione atriale (FA) è uno dei disturbi del ritmo cardiaco più frequente ed è responsabile di un aumento di mortalità. Ogni medico di famiglia assiste circa 30 pazienti con FA e ne individua 3 - 5 nuovi casi ogni anno. La diagnosi è molto importante perché una FA non trattata può portare a tromboembolismo arterioso e ictus cerebrale con un rischio 5 volte maggiore di chi è in ritmo sinusale.
Circa il 30% dei casi di FA è silente. Per tale motivo è necessario mettere in atto strategie per una diagnosi precoce. L’elettrocardiogramma (ECG) è lo strumento necessario per giungere ad una diagnosi certa di FA, ma prima ancora di un ECG, la manovra più semplice, ripetibile e proponibile per rilevare un’aritmia, è rappresentata dalla valutazione del polso.
Le recenti linee guida europee sulla FA, infatti, propongono la palpazione opportunistica del polso a tutte le persone con più di 65 anni. In Medicina Generale il momento più adeguato per identificare una FA asintomatica, soprattutto nei soggetti più a rischio, è la misurazione della pressione arteriosa, nel corso della quale si può valutare la regolarità del polso.
Sono a maggior rischio di FA persone con più di 65 anni e quelle affette da ipertensione arteriosa, obesità, diabete mellito, ipertrofia ventricolare sinistra o dilatazione dell’atrio sinistro, insufficienza cardiaca, cardiopatia congenita valvolare o ischemica, disfunzione tiroidea, apnee notturne (OSAS), BPCO, insufficienza renale cronica, abuso di alcool o assunzione di cocaina.