L'immunodeficenza felina è un virus molto simile clinicamente all’HIV umano
La leucemia felina virale (FeLV) è una patologia infettiva sostenuta da un virus denominato Feline Leukaemia Virus. Nella popolazione felina costituisce la malattia infettiva con il tasso di mortalità più elevato. Ciò nonostante i gatti con infezione da FeLV possono vivere molti anni e condurre una vita normale. Vanno comunque tenuti sotto stretto controllo sanitario.
Il virus è specifico: può essere contratto soltanto dai gatti domestici senza perciò colpire l’uomo ed i cani.
La trasmissione avviene attraverso il passaggio del virus, presente nella saliva e nelle secrezioni nasali, da un animale sieropositivo verso uno sano: toelettatura reciproca, morsi o condizioni di convivenza stretta tra gatti (ciotole del cibo e dell’acqua comuni, ad esempio) predispongono al contagio. Può anche essere trasmesso dalla madre durante la gravidanza e l’allattamento.
I segni clinici della malattia sono correlabili principalmente a neoplasie linfoidi, depressioni midollari, disfunzioni linfocitarie, patologie FeLV correlate. I soggetti più a rischio sono i più giovani, in particolare i gattini di età inferiore alle sedici settimane ed in genere i soggetti di età inferiore ai 12 mesi. Negli individui adulti si osserva una più elevata resistenza, naturale e correlata all’età. I soggetti che vivono in ambienti aperti e a contatto con altri gatti sono fortemente a rischio di contrarre la malattia.
A tutt’oggi non esistono terapie valide per permettere la regressione della Felv. L’infezione può condizionare lo stato di salute attraverso l’immunodepressione: la maggior parte dei problemi si lega ad infezioni secondarie. La positività alla malattia può comportare uno stato di portatore sano (senza segni clinici e quindi diffusore del virus nell’ambiente) o sviluppare un’infezione latente. In quest’ultimo caso, la riattivazione dell’infezione avviene in esito a stress, gravidanza, trattamenti sconsiderati con cortisonici.
Soltanto il 30% degli individui sviluppa i segni della malattia conclamata. E’ fondamentale perciò operare sul piano della prevenzione attraverso la limitazione dei contatti tra animali sieropositivi e sieronegativi, intervenendo sulla sterilizzazione sia dei maschi che delle femmine.
Gli animali devono essere correttamente alimentati: evitare i cibi crudi come uova o carne non cotta per il rischio di infezioni batteriche o parassitarie.
E’ necessario sottoporre, con cadenza semestrale, gli individui a controllo sanitario ed intervenire sul trattamento dei sintomi legati ad infezioni secondarie. Comunemente si rilevano infezioni della cavità orale, patologie cutanee (Micosi), infestazioni da parassiti gastrointestinali o da ectoparassiti (pulci, zecche) e perdite di peso.
L’immunodeficienza felina (FIV) è causata da un virus appartenente alla stessa famiglia del virus HIV, ma è infettivo solo ed esclusivamente per i felini: per l’uomo è assolutamente impossibile il contagio. Questa è una cosa che ripeto sempre con forza a quanti hanno in casa un gatto sieropositivo e temono di contrarre chissà quali malattie.
La trasmissione avviene attraverso la saliva: nei gatti maschi il rischio di ammalarsi è circa tre volte superiore rispetto alle femmine ed è dovuto alle liti (morsi) tra 2 o più maschi in competizione sullo stesso territorio. La trasmissione può avvenire anche durante la gestazione o l’allattamento.
La trasmissione per via sessuale è molto probabile. La malattia induce una soppressione della funzione immunitaria: l’individuo diviene perciò incapace di rispondere efficacemente ai più comuni agenti patogeni, come batteri, virus, parassiti.
L’infezione da FIV è molto simile clinicamente all’HIV umano. Soltanto il 18% dei gatti sieropositivi presenta un esito infausto della malattia mentre il 50% dei sieropositivi può addirittura essere asintomatico. Più frequentemente invece si rilevano patologie a carattere cronico, respiratorie, oculari e cutanee con esito generalmente benigno se opportunamente curate. Per la gestione di un gatto sieropositivo sono valide le stesse indicazioni tracciate precedentemente per la Leucemia Felina.
Evitare l’esposizione ai gatti infetti resta il miglior metodo di profilassi. Un felino sterilizzato avrà scarsissime possibilità di ammalarsi, in quanto evita i comportamenti più a rischio, ovvero le lotte e gli accoppiamenti.
Per identificare i soggetti sieropositivi alla Fiv ed alla FeLV è sufficiente un prelievo di sangue: tre gocce permettono di eseguire un test rapido (10 minuti). E’ impossibile da una visita clinica rilevare la sieropositività, anche se molte volte è facile averne il sospetto: gatti non castrati, che vivono anche all’aperto, con gengiviti e scolo oculare e nasale, soggetti che dimagriscono nonostante mangino normalmente fanno scattare il classico campanello d’allarme.
La vaccinazione assume importanza solo per la Leucemia Felina: per la FIV, purtroppo, alla stregua dell’HIV umano, non è disponibile al momento alcun vaccino.
La vaccinazione verso la FeLV è sempre consigliata quando il rischio di esposizione è elevato e solo se preceduta da un test del sangue per valutare la positività. La vaccinazione deve essere effettuata annualmente. Nei soggetti già infetti la vaccinazione è inutile e perciò sconsigliata.