Città della partenza del Giro d'Italia, il 4 maggio, e capitale europea dello sport nel 2025
Venaria Reale, gioiello nel cuore del Piemonte, protagonista della grande partenza della 107° edizione del Giro d’Italia 2024 il prossimo 4 maggio e nel 2025 Capitale europea dello sport, è una combinazione unica di cultura e natura con i suoi grandi parchi, i viali alberati, le eleganti piazzee le sue specialità enoganostromiche a cominciare dal Canestrello di Altessano, dolce povero amato da politici e letterati come Michele Lessona, venariese doc e senatore del Regno.
Realizzato con farina doppio zero, zucchero, burro, uova freschissime, scorza di agrumi, latte, vaniglia e aromi naturali, il canestrello deve il suo particolare gusto alla cottura per pochi secondi negli stampi “il ferro a pinza” e la cottura sul putagé, la cucina a legna tipica piemontese. Un prodotto della tradizione locale tutelato dal Paniere dei Prodotti tipici provinciali - Denominazione Comunale di Origine di Venaria, dalla Pro Loco Altessano Venaria e dall’Associazione dei produttori di Canestrelli, che ne garantiscono origine e qualità.
Dopo aver deliziato il palato con questo dolce tipico tradizionale si può, quindi partire alla scoperta della città, partendo dalla sua monumentale Reggia, il grande complesso voluto dai Savoia, che con i suoi 80mila metri quadrati di edificio e 60 ettari di giardini, è uno dei luoghi iconici non solo del Piemonte, ma del nostro Paese, visitato ogni anno da milioni di turisti. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1997, è aperta al pubblico dal 2007 dopo essere stata oggetto del restauro più importante d’Europa per quanto riguarda i beni culturali. Il complesso si presenta come una delle più alte espressioni del barocco universale con lo spettacolare scenario della Sala di Diana, progettata da Amedeo di Castellamonte, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto, l’immenso complesso delle Scuderie, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, il celebre Bucintoro e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore, come rappresentazione di bellezza e magnificenza. E ancora il percorso espositivo quasi 2.000 metri, dedicati ai Savoia tra piano interrato e piano nobile della Reggia.
Ma Venaria Reale non è solo la Reggia: uscendo dalla Torre dell’orologio, si attraversa Piazza a Esedra (oggi Piazza della Repubblica) e ci si incammina lungo via Mensa, animata da locali e caffè dove è possibile sedersi e fare un break, rinfocillandosi con i prodotti enogastronomici del territorio e assaggiare il famoso "canestrello", magari accompagnato dal bicerin.
Proseguendo si giunge in piazza della SS. Annunziata, dalla particolare forma che ricorda il Collare dell'Annunziata, simbolo del più antico e prestigioso ordine cavalleresco sabaudo, è il seicentesco cuore del borgo di Venaria Reale. Fu concepita dal primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte come un'area relativamente ampia, per interrompere il lungo rettilineo di via Mensa (all’epoca via Maestra) dividendolo in due tratti, con lo scopo di creare una tappa scenografica lungo la via che conduceva alla della Reggia. La piazza, dedicata all’Annunciazione di Maria, è rappresentata da due statue, realizzate nel 1678 da Giuseppe Maria e Giovanni Domenico Carlone, autori anche delle statue dei quattro Evangelisti collocate sempre sulla piazza. Tra i suoi frequentatori c'è stato il poeta Guido Gozzano, che amava molto Venaria e la sua piazza, tanto da inserirla nel suo racconto Garibaldina. Sulla piazza un tempo si affacciavano due locali: Nuova Cernaia (tutt’oggi in attività) e Vecchia Cernaia (ora scomparso), denominati così in ricordo della guerra di Crimea, poiché l'artiglieria impegnata nel conflitto era partita proprio da Venaria.
Sulla piazza si affaccia la chiesa della Natività di Maria Vergine, opera anche questa di Amedeo di Castellamonte, ricostruita nella parte centrale da Benedetto Alfieri. Sopra il portale della chiesa si trova l’iscrizione che indica le origini e lo scopo della costruzione «Nell’anno 1662 Carlo Emanuele II inaugurò i natali della nuova città sotto la protezione della natività della Vergine». Castellamonte aveva previsto anche la realizzazione di una chiesa gemella sulla parte opposta della piazza di cui però fu costruita sola facciata e fino a qualche anno fa ospitava l’ospedale cittadino.
Continuando il percorso ci si può addentrare in via Boglione, che fu sede di attività artigianali come il maniscalco, la tipografia e l’erboristeria, mentre via Pavesio immerge il visitatore nel tempo passato, camminando lungo l’edificio delle Corte pagliere, le scuderie e la Cavallerizza Lamarmora. Questo imponente isolato nell’Ottocento divenne sede della Scuola d’Equitazione d’Artiglieria.
Chi ama il verde e la natura non può rinunciare alla visita al Parco de La Mandria, il più antico e conservato esempio di bosco planiziale (ossia in pianura) del Piemonte, oltre 6.500 ettari, racchiusi in 30 chilometri di mura, con 40 chilometri di sentieri da percorrere a piedi o in biciletta, 20 edifici tutelati, tra cui numerose cascine, i resti di un ricetto medievale, due reposoir di caccia e il complesso del Borgo Castello dove vissero la loro storia d'amore Re Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin (divenuta poi moglie morganatica). Il tutto patrimonio Unesco. Un'immensa area naturale, insomma, che offre opportunità per escursioni, e osservazione della fauna selvatica: cervi, cinghiali e conigli selvatici.
Visitato il cuore della città reale e passeggiato nel parco de La Mandria, continuando il percorso di visita, lungo una delle strade che porta a Torino si incontra la Cappella campestre dedicata a San Marchese, ricostruita nel 1751, in sostituzione di quella antica che aveva custodito fino al 1604 le spoglie del Santo, patrono di Altessano (oggi quartiere di Venaria Reale), soldato della Legione Tebea, martirizzato intorno al 300 d.C., a causa della sua opera di evangelizzazione della popolazione locale. Oggi, dopo alcuni fatti miracolosi e vari spostamenti (tra cui uno all’interno della cassa che aveva custodito la Sindone), le ossa sono conservate nella Chiesa parrocchiale.
Se non conoscete Venaria Reale e vi abbiamo incuriosito, per visitarla a dovere prendetevi almeno un giorno, forse è meglio due, se volete davvero assaporare totalmente il dolce vento della storia, dell'arte e della cultura. Non mancherà di stupirvi piacevolmente.