Dom, 30 Mar, 2025

Mafia, tratta e cultura dell’odio: l’allarme degli esperti a Caselle sull’intreccio criminale che sfrutta vulnerabilità e propaganda

In un’epoca in cui le divisioni sociali si fanno sempre più evidenti e la paura verso l’altro viene sfruttata per fini politici, il confronto sul legame tra mafie e tratta di esseri umani diventa di vitale importanza. L’evento “Libertà Rubate”, organizzato dal Circolo PD di Caselle in occasione della Giornata in Memoria delle Vittime Innocenti delle Mafie, ha riunito esperti per approfondire come la cultura dell'odio possa trasformarsi in un potente strumento di manipolazione.

Il 21 marzo scorso, relatori di alto profilo hanno analizzato le connessioni tra criminalità organizzata e traffico di persone sottolineando che la demonizzazione dello straniero non è solo una bieca mossa politica, ma una vera e propria “distrazione” che rafforza il potere delle mafie. Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione Antimafia, ha illustrato come le organizzazioni mafiose, dalla ‘ndrangheta alla mafia nigeriana, abbiano fatto della tratta uno dei loro principali affari a livello globale. Questo fenomeno è un grave reato e si nutre della vulnerabilità sociale ed economica delle vittime, frequentemente ingannate con false promesse di opportunità.

Lumia ha evidenziato la stretta correlazione tra tratta e mafie, rivelando che nella tratta si manifesta l’intero spettro dell’organizzazione mafiosa: violenza, intimidazione, collusione e riciclaggio. Le politiche migratorie restrittive, come quelle introdotte dalla Legge Bossi-Fini, e quanto sta accadendo a livello globale (guerre, crisi climatica, mancato riconoscimento dei diritti umani, …), spingono le persone vulnerabili nelle mani dei trafficanti. In un contesto di legalità migratoria sempre più limitata la paura dell’altro diventa un terreno fertile per il crimine organizzato, dando vita a un circolo vizioso che alimenta parallelamente sia la tratta di esseri umani sia la cultura dell'odio. Questo porta a una vittimizzazione secondaria nella quale uomini, donne e bambini vengono sfruttati dal sistema mafioso attraverso violenze e coercizioni, per poi essere coinvolti in attività illecite come prostituzione e spaccio, spesso nel totale silenzio e indifferenza della società.

Rosanna Paradiso, esperta di programmi anti-tratta, ha tracciato il profilo delle vittime, prevalentemente donne e giovani ragazze, spesso analfabete e soggette a rituali coercitivi, che si trovano intrappolate in una vera e propria schiavitù moderna. La mancanza di istruzione e la necessità di beni primari sono utilizzate per reclutare le vittime promettendo una falsa alternativa alla loro condizione attuale. Paradiso ha, inoltre, sottolineato come il reclutamento online stia amplificando la gravità del fenomeno, rendendo le vittime ancora più vulnerabili in un contesto in cui l'accesso alla Rete illude che si possa comprare tutto.

Claudio Loiodice, sociologo e ed esperto in geopolitica, ha offerto una prospettiva storica e globale sulle migrazioni definendole “fenomeni ciclici e inarrestabili”. Ha ricordato come le mafie sfruttino i flussi migratori per accrescere il loro potere economico e per costituire alleanze politiche. La crescente pressione demografica nel Sud del mondo ed il dramma dei migranti climatici, spesso trascurati dalla legislazione attuale, sollevano interrogativi cruciali sulle politiche future e sulla capacità di affrontare queste sfide in modo umano e giusto.

Il dibattito ha anche affrontato le normative italiane, spesso inadeguate o mal applicate. Gli avvocati Maurizio De Nardo e Virginia Cuffaro hanno sottolineato che, nonostante esistano già strumenti legislativi efficaci per combattere la tratta, le condanne restano rare e i diritti delle vittime sono frequentemente trascurati. I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono stati definiti “carceri di fatto” che imprigionano persone che non hanno commesso reati, contribuendo a una narrazione che criminalizza la vulnerabilità.

In un contesto in cui mafia e tratta di esseri umani si intrecciano con la cultura dell'odio è essenziale adottare un approccio integrato che affronti questi fenomeni in modo sistemico, superando le barriere tra le diverse forme di sfruttamento. Solo in questo modo sarà possibile contrastare un'industria del dolore che prospera sull'ignoranza e sulla paura, costruendo un futuro in cui le differenze siano viste come opportunità per creare una società più giusta e inclusiva.

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