Doveva essere un atto di solidarietà, si è trasformato nell’ennesimo terreno di scontro politico. Il Consiglio comunale di Borgaro, su proposta della maggioranza guidata dal sindaco Claudio Gambino, ha approvato un ordine del giorno a favore del popolo palestinese con voto favorevole anche del gruppo di opposizione Uniti per cambiare.
La capogruppo Roberta Di Siena ha usato parole nette: «Gaza è vittima di un assedio che ha assunto tratti genocidari. Nessuna ragione di Stato può giustificare la privazione di diritti fondamentali a un intero popolo». Da qui la decisione: esporre la bandiera palestinese accanto a quella della pace sulla facciata del municipio, condannare le politiche del governo Netanyahu, chiedere al governo italiano di sospendere ogni collaborazione militare e riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina.
La capogruppo di maggioranza Roberta Di Siena
Il gruppo di Fratelli d'Italia, però, non ha gradito. La consigliera Cristiana Sciandra ha parlato di forzatura istituzionale: «Avete cancellato una delibera votata appena due mesi fa da tutti. Oggi potete imporvi perché siete maggioranza, ma domani non accettereste lo stesso trattamento». Non sono mancate critiche di merito al documento: «“Solidarietà incondizionata” significa anche verso Hamas? – ha incalzato Sciandra –. Inoltre, chiedere al governo italiano di interrompere rapporti commerciali o riconoscere lo Stato di Palestina non spetta a noi, che siamo un Consiglio comunale». E ha lanciato una provocazione: «Se credete davvero nella causa, devolviamo i gettoni di presenza di tutto l’anno ad associazioni Pro Palestina, non fermiamoci ai simboli». Ma su questo silenzio di tomba, come disse l'imperatore Vespasiano "pecunia non olet".
I consiglieri FdI Sciandra e Lapira
La maggioranza ha ribattuto che non si tratta di un conflitto “tra eserciti”, ma di un massacro della popolazione civile. «Non si tratta con i terroristi, ma Hamas non può diventare il pretesto per bombardare e affamare milioni di persone» ha ribadito Di Siena. Sul fronte delle altre guerre - e non sono poche e meno cruente - sbandierate da Sciandra, Di Siena ha risposto alle critiche: «Sì, i conflitti nel mondo sono tanti, ma a Gaza l’escalation e il numero di vittime civili impongono un’attenzione particolare».
Alla polemica interna si è aggiunta quella esterna. Andrea Cerutti, consigliere regionale della Lega, critica duramente la scelta di Borgaro: «È legittimo avere opinioni sul conflitto e mostrare solidarietà ma dalle istituzioni ci aspettiamo messaggi che uniscano, non che dividano. Esporre la bandiera di uno dei due Paesi in guerra apre a pericolose interpretazioni, soprattutto dopo i disordini causati a Torino da chi si nasconde dietro la sigla “Pro Pal” per giustificare atti vandalici e violenze».
Alla fine, la bandiera palestinese sventola sul municipio di Borgaro. Ma più che un segno di unità, è diventata il simbolo di una spaccatura politica e culturale: tra chi rivendica il dovere di schierarsi davanti a un popolo sotto assedio e chi teme di trasformare un Comune in un’arena ideologica lontana dalle proprie competenze.
Un gesto simbolico, certo. Ma che ha aperto una ferita reale, destinata a pesare sul clima politico locale, mentre la guerra – quella vera – continua lontano, senza bandiere appese ai balconi a fermarla.

