Si è svolto presso il Polo Formativo Universitario Officina H un importante convegno in occasione della Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Camminanti, che ha posto al centro del dibattito la condizione delle donne appartenenti a queste comunità, troppo spesso dimenticate e vittime di discriminazioni multiple.
L’iniziativa, promossa dalla Città di Ivrea in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati e i Comitati Pari Opportunità, si inserisce nel calendario di eventi legati all’8 marzo e ha voluto lanciare un messaggio chiaro: non c’è vera parità di genere senza l’inclusione delle donne più vulnerabili.
Ad aprire i lavori sono stati il sindaco Matteo Cantore e l’assessora alle Pari Opportunità Gabriella Colosso, affiancati da rappresentanti dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e del Comitato Pari Opportunità. Un momento di confronto partecipato, che ha visto la presenza di circa 250 persone collegate online e una cinquantina di partecipanti in sala.
Al centro del dibattito, le sfide quotidiane affrontate dalle donne rom e sinte in Italia: una doppia discriminazione, tra pregiudizi etnici e barriere di genere, che spesso si traduce in esclusione sociale, difficoltà di accesso ai servizi, stereotipi persistenti e marginalizzazione anche all'interno delle stesse comunità.
A portare contributi di rilievo sono stati, tra gli altri, Sara Miscioscia, antropologa della Caritas di Roma, e Lorenzo Trucco, avvocato cassazionista, che hanno offerto una lettura approfondita delle fragilità che colpiscono queste donne, soprattutto in contesti come quello carcerario, dove il rischio di invisibilità è ancora maggiore.
«Spesso la figura della donna rom viene ridotta a un cliché – ha sottolineato Miscioscia – ma dietro ci sono storie complesse, percorsi di resistenza, desideri di riscatto e diritti da tutelare».
L’obiettivo dell’incontro è stato chiaro: abbattere i muri del pregiudizio, creare spazi di ascolto e visibilità, e promuovere politiche realmente inclusive. Solo così sarà possibile garantire a tutte e tutti, indipendentemente dall’origine o dal genere, il diritto a una vita dignitosa e libera da discriminazioni.
Un tassello importante nel cammino verso una società più equa, dove la diversità non sia un ostacolo ma una ricchezza condivisa. E dove le donne rom e sinte possano finalmente essere protagoniste attive del cambiamento.