Oggi, venerdì 9 agosto si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei popoli indigeni, proclamata nel 1994 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in occasione dell’istituzione del primo decennio dei popoli indigeni (1995-2004).
Nel mondo vivono più o meno 370 milioni di persone indigene in 90 paesi che costituiscono meno del 6% della popolazione del Pianeta, parlano la stragrande maggioranza delle circa 7.000 lingue del mondo e rappresentano 5.000 culture diverse. Sono popoli che hanno mantenuto caratteristiche sociali, culturali, economiche e politiche ben distinte dalla società in cui viviamo e condividono problemi comuni legati alla tutela dei loro diritti.
«Il 9 agosto, è un momento cruciale per riconoscere e onorare il contributo unico che questi gruppi apportano alla nostra società globale - è stato il messaggio odierno del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres -. Questa giornata serve a mettere in luce le sfide e le ingiustizie che i Popoli Indigeni affrontano quotidianamente, dal rischio di estinzione culturale e ambientale alla violazione dei diritti fondamentali. I Popoli Indigeni sono i custodi di una conoscenza ancestrale e delle tradizioni che salvaguardano alcune delle aree più biodiverse del nostro pianeta. Tuttavia, sono frequentemente vittime di minacce e violenze, e le loro terre e risorse sono minacciate dall’attività estrattiva e dal degrado ambientale».
Il 9 agosto deve quindi essere una giornata di riflessione ha proseguito Guterres «sul loro diritto all’autodeterminazione e a rinnovare il nostro impegno per garantire che possano vivere in pace e dignità. È un’opportunità per rafforzare la nostra solidarietà e sostenere le loro lotte per proteggere le loro terre, culture e diritti. Uniamoci per fare in modo che i Popoli Indigeni possano continuare a contribuire alla nostra società con la loro saggezza e il loro patrimonio unico».
La giornata odierna in questo 2024 tra guerre che non finiscono e disastri ambientali, è stata dedicata alle comunità in “Voluntary isolation and initial contact”, al loro ruolo di custodi delle foreste e della biodiversità e al loro prezioso contributo alla diversità linguistica e culturale del pianeta. Un segnale forte che evidenzia l’importanza di ascoltare la voce di queste persone e smettere di considerarle avanzi di un esotico e nostalgico passato destinato a scomparire, riconoscendole come guardiani del nostro presente ed esempi di futuri possibili.