«E’ stata un patronale particolare» ha sintetizzato il sindaco di Ceres, Davide Eboli, particolarmente provato nel raccontare la festa del suo paese di quest’anno.
Una tre giorni di momenti conviviali e di spettacoli pirotecnici, tra balli e musica, momenti religiosi, sportivi e di animazioni, che sì, è andata bene perché ha riunito a Ceres centinaia tra ceresini e villeggianti, ma una patronale a metà. Quel “particolare” ovviamente è riferito al vicesindaco, Mauro Poma che, lo scorso 4 agosto, è stato folgorato da una scarica elettrica durante le “Valliadi”, tradizionale appuntamento sportivo dedicato a bambini e ragazzi, e che ora è ricoverato in condizioni stazionare all’ospedale Molinette di Torino.
Una patronale all’insegna della solidarietà a Poma e alla sua famiglia che ha voluto che la festa si facesse, anche se come un sottofondo musicale leggero c’è stato, provate ad immaginare, una canzone un po’ malinconica (avete presente l’inizio di Rimmel di De Gregori?), e la testa un po’ più in là, preoccupata, verso Torino dove è ricoverato il vicesindaco.
Ma Ceres è una cittadina grintosa e semplice come ama definirla il sindaco sul suo profilo Facebook accompagnando questa espressione alle foto sorridenti con i Priori, perché come ci ha spiegato, sempre con voce dimessa «è proprio in questi momenti difficili che bisogna unirsi e andare avanti. Purtroppo il mondo va avanti e bisogna reagire».
E, anche se le feste patronali nell’epoca del digitale e dei social per molti possono essere declassate o snobbate, invece la grande risorsa di Ceres e di altri Comuni del nostro territorio sta appunto in quella semplicità che con una forza invisibile e non ostentata, che nel caso specifico della Patronale di Ceres ha unito i Priori, le associazioni, la Protezione Civile, il gruppo degli Alpini, le Forze dell’Ordine sempre presenti nei tre giorni di festa e i dipendenti comunali «in periodo di vacanze – sottolinea Eboli – hanno dovuto fare tanto, fare degli extra per mettere a posto l’organizzazione» e tutto è andato bene anche con la pressione «di avere gli occhi puntati» sulla sicurezza dopo il terribile shock che la comunità ha dovuto subire ad inizio agosto.
Una patronale che ha un sapore agrodolce che in tre giorni ha voluto simbolicamente abbracciare il vicesindaco Poma e la sua famiglia e continuare a rimarcare l’importanza di questa tradizione che ha nel falò il suo momento più spettacolare ed emotivamente toccante perché in quel fuoco che arde ci sono sogni e desideri di chi lo ha osservato da vicino in silenzio, così come l’abbattimento dell’albero in piazza, davanti al Comune, sotto una luce di smartphone pronti ad immortale il momento in cui crolla. E poi la curenta, il ballo tipico, in una piazza al buio, poco illuminata che ha reso difficile fare delle riprese video, ma in fondo è anche giusto così. Non tutto va immortalato va sempre visto da uno schermo di pixel e quindi meglio l’intimità di questi balli che restano nel cuore e negli occhi di chi era lì. Alcuni stretti tra di loro in un abbraccio, altri ad osservare con curiosità, affascinati da queste onde di corpi in movimento in una danza tradizionale che come un flusso soave ha chiuso la serata di venerdì sera.
Una festa a metà certo, ma una festa doppia volendo vedere il tutto da una prospettiva più resiliente.
«La festa è riuscita, ed è riuscita alla grande». Una comunità stretta forte intorno alla sua festa patronale e il messaggio diretto al vicesindaco «l’abbiamo fatto pensando a Mauro, siamo qui, lo aspettiamo al più presto – ci confida Eboli – a fare quello che faceva prima, ma soprattutto a stare tra di noi perché se lo merita perché ha dato tanto alla comunità e ha ancora tanto da dare al nostro Comune e al nostro territorio».
Un pensiero veloce, ma lento, profondo e difficile da capire, come un passo di curenta tra i resti del falò e l’albero abbattuto mentre i bambini curiosi che ne strappano le foglie, i dolci dello stand e locali aperti fino a tardi. Questa è stata Ceres per tre giorni intensi e leggeri con “grinta e semplicità”.