Mar, 24 Giu, 2025

A Settimo Torinese rinasce il Dado, laboratorio di convivenza e riscatto sociale. Dieci alloggi per l’inclusione e l’autonomia abitativa

Dove un tempo c’era una struttura inagibile, oggi sorge un edificio moderno e sostenibile. È il nuovo volto del Dado, il progetto abitativo e sociale nato nel 2008, che torna a vivere dopo un’importante opera di ricostruzione finanziata con 1,8 milioni di euro del PNRR.

Il Dado fu avviato grazie all’iniziativa dell’associazione Terra del Fuoco e alla concessione da parte del Comune, con l’obiettivo di accompagnare famiglie rom disponibili a uscire dalla logica dei campi. La struttura, all’epoca, fu riqualificata proprio grazie all’impegno diretto delle famiglie coinvolte. In quegli spazi, negli anni, hanno trovato accoglienza diciannove famiglie rom, rifugiati provenienti da Turchia, Somalia e Iran, oltre a diversi coabitanti che avevano il compito di supportare e monitorare la vita comunitaria.

Negli ultimi anni però l’edificio era diventato inagibile. Oggi, dopo l’abbattimento e la ricostruzione, il Dado si presenta come un complesso di tre piani con dieci alloggi di classe energetica elevata, dotati di riscaldamento a pavimento e sistemi automatizzati di ricambio dell’aria. Otto appartamenti saranno destinati a persone in attesa di un alloggio popolare.

Ma il vero cuore del progetto si trova negli ultimi due alloggi, pensati come strumenti di sperimentazione sociale.

Uno sarà riservato a un “coabitante”, una figura selezionata tramite bando pubblico del Comune di Settimo, che svolgerà un ruolo di facilitazione: accompagnerà gli inquilini nel loro percorso abitativo, faciliterà i rapporti con i servizi pubblici e promuoverà un uso consapevole e responsabile della casa come bene comune. Un’esperienza di innovazione gestionale che punta a costruire legami e rafforzare la rete sociale tra residenti ed enti territoriali.

L’altro alloggio, invece, sarà al centro di un progetto pilota sviluppato insieme al Centro di Salute Mentale dell’ASL TO4. Sarà una “casa palestra” pensata per persone con problemi psichiatrici, che qui potranno avviare un percorso graduale verso l’autonomia abitativa. Non un ricovero, ma un luogo di transizione dove acquisire competenze quotidiane, riconnettersi con la comunità e costruire un progetto di vita indipendente, entro un periodo massimo di due anni.

«Il Dado è prima di tutto un edificio bellissimo, innovativo – sottolinea la sindaca, Elena Piastra –. È completamente diverso dall’idea comune delle case popolari: perché anche il bello può essere uno stimolo nel percorso di riscatto sociale. Ma il Dado è soprattutto un’occasione per sperimentare nuovi modi di abitare, costruendo inclusione reale e percorsi di autonomia».

Con la sua nuova veste, il Dado non è soltanto un edificio, ma un simbolo. Una scommessa su un’idea di città più accogliente, dove l’abitare diventa leva per il cambiamento personale e collettivo.

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