L’esistenza dei tabù ha arricchito la storia dell’uomo. Il velo di mistero che avvolge “le cose di cui non si dovrebbe parlare” ha scaturito sempre molta curiosità nella società, rendendole in un certo senso più interessanti. Infatti, un tabù non è altro che una proibizione che la società impone all’uomo: più essa si nasconde, più incuriosisce.
Spesso succede che non parlando né scrivendo di un argomento, non se ne tramanda la memoria a lungo termine e si finisce per dimenticarne le peculiarità o, al peggio, dimenticarlo del tutto.
Poche righe per introdurvi quanto potrebbe bastare per incuriosire voi, lettori e lettrici, riguardo la “Casa delle Prostitute” che si erge nel quartiere di San Salvario a Torino. Voi penserete, e correggetemi se sbaglio, quello che ammetto di aver pensato anche io, «senza subbio si trattava di un postribolo, un bordello!». Forse rimarrete stupiti e meravigliati nel sapere che la storia non solo non conferma né nega se di un ex casa di prostituzione si tratti, ma non ci informa neanche sulla collocazione storica di questo particolare edificio.
Insomma, possiamo basarci sull’evidenza, che si materializza in un meraviglioso palazzo edificato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento all’angolo tra via Principe Tommaso e via Bernardino Galliari, elegantemente decorato con teste di donna. Poi possiamo anche fidarci di quanto la storia ha da raccontarci a riguardo, proponendoci due versioni.
La prima vuole che, in seguito alla dismissione dell’attività, alcuni affezionati clienti di queste donne avrebbero richiesto al costruttore di arricchire l’edificio con i volti delle fanciulle, in segno di commemorazione. Secondo l’altra versione, invece, è stato scelto di omaggiare queste donne sfruttando la struttura, oggi nota come “casa delle prostitute”, diversa rispetto a quella in cui conducevano il loro lavoro. Entrambi i casi sono accomunati da un aspetto, o meglio, da un interrogativo: che fine hanno fatto queste donne e la loro attività, di cui non si sa niente, ma importanti al punto che clienti ed amici vi hanno reso omaggio elargendo del denaro?
Si tratta di un pezzo di storia che si legge e si conosce fino a qui, che è ricordata come la storia della “casa delle prostitute” ed è sospesa nel tempo, ma che, a mio avviso, meritava di essere scritta. E Forse questo merito non sarebbe mancato se all’epoca parlare di prostituzione non fosse stato un tabù, e oggi non solo se ne potrebbe piacevolmente apprendere di più, ma si tratterebbe anche di una parte preziosa ed importante del patrimonio torinese.
Foto dal sito: Le strade di Torino