C’è un momento, in politica, in cui le scuse tardive suonano come fischi allo stadio: arrivano fuori tempo massimo e peggiorano la situazione. È il caso di Ivrea, dove il sindaco Matteo Chiantore ha scoperto – con l’ingenuità di chi si accorge che piove dopo essere già fradicio – che il campo nomadi di San Giovanni è un problema. Grosso. Enorme. Ma la scoperta è arrivata soltanto dopo che la giornalista Delia Mauro e la troupe di "Fuori dal Coro" di Rete4 sono stati di nuovo presi a male parole, minacciati e accerchiati.
Sì, di nuovo. Perché quella dello scorso 2 settembre non è stata la prima aggressione: già a marzo la stessa cronista era stata costretta a fuggire lungo le vie di Ivrea, inseguita da una folla inferocita. «Scene che avremmo creduto possibili solo in un reportage di guerra - polemizza il consigliere di Fratelli d'Italia, Andrea Cantoni - non davanti a una villa abusiva».
Nel frattempo, cosa faceva il sindaco Chiantore? «Si dibatteva in un tragicomico soliloquio degno di Amleto - prosegue Cantoni - “Sono di Ivrea ma non li conosco… certo che li conosco”. Intanto, le telecamere venivano spaccate e gli agenti insultati. Un capolavoro di ambiguità politica, condito da silenzi e sorrisi imbarazzati».
E quando finalmente la giunta decide di muoversi, ecco la trovata: 40mila euro all’associazione 21 luglio «famosa per aver denunciato il Governo italiano colpevole di… aver sgomberato un campo nomadi. Tradotto: soldi pubblici per chi contesta l’unico strumento legale che può risolvere il problema» aggiunge il consigliere di FDI. Sembra una barzelletta, ma non fa ridere nessuno.
Cantoni continua il suo j'accuse senza giri di parole «se ci avessero ascoltato subito, avremmo evitato l’ennesima figuraccia nazionale e, soprattutto, un’altra aggressione». E la ricetta che propone è tanto semplice quanto dirompente: dei 40mila euro, spenderne cento per il carburante delle ruspe, giusto per buttare giù la villa abusiva, e usare il resto per restituire decoro e sicurezza alla città. Un messaggio chiaro come il rumore del metallo contro il cemento: meno tavoli, più azioni. Meno proclami, più ruspe.
Il nodo centrale non è solo il campo nomadi, né l’aggressione a una giornalista «è la lentezza di un’Amministrazione che reagisce sempre con la grazia di un bradipo - rilancia Cantoni - in ritardo, male, e quasi sempre nella direzione sbagliata. Ogni decisione presa “dopo” non risolve, ma aggrava. Ogni euro speso male non sana, ma fa arrabbiare».
E allora, sì, la frase “te l’avevo detto” non è mai elegante. Ma a Ivrea non è un vezzo: è un epitaffio politico inciso a fuoco sulla credibilità di chi governa. Perché qui non si tratta più di destra o sinistra, ma di un principio elementare: quando la sicurezza dei cittadini e la dignità di una città sono in gioco, il tempo delle scuse è già scaduto.