Sono già cotti dovranno solo essere reidrati e scaldati, ma mantengono la loro consistenza
Tre chili di fusilli Barilla sono partiti oggi, mercoledì 10 gennaio con l'astronauta italiano Walter Villadei e i compagni, alla volta della stazione spaziale internazionale Axiom Space con la Axiom Mission 3, la terza missione spaziale organizzata da Axiom Space.
A causa delle condizione dell'atmosfera, non sarà possibile cucinarli nel modo tradizionale, ma sono stati portati in navicella già pronti per essere semplicemente reidratati e riscaldati.
«Il processo è stato studiato con cura per garantirne e quella piacevole resistenza al morso - spiega Cristina Gallina, global discovery center director di Barilla - che in tutto il mondo rappresenta l’apice dell’esperienza di un buon piatto di pasta italiano»
Barilla ha, infatti siglato un accordo con Axiom Space, Aeronautica Militare e Ministero dell’Agricoltura per sostenere la candidatura Unesco della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
La presenza della pasta Barilla nello Spazio fa parte del più ampio progetto Italian Space Food Project, che vede coinvolto nelle attività dell’equipaggio anche il pastificio Giovanni Rana, leader nel mercato della pasta fresca che durante i 14 giorni di quarantena pre-partenza, ha preparato i pasti per gli astronauti
Barilla non è la prima azienda italiana legata al food a volare nello Spazio. Nel 2015 la nostra astronauta Samantha Cristoforetti è stata la prima a gustare un espresso Lavazza.
«Stiamo studiando per il presente ma in realtà questa iniziativa è una grande opportunità per il futuro - chiarisce Matteo Zoppas di Ice, l'Agenzia per la promozione e l'internazionalizzaione delle imprese italiane - dove si creeranno una infinità gamma di possibilità a cui le nostre aziende potranno accedere, perché futuri sbarchi in altri pianeti sono ormai allo studio. Nuove tecnologie e prodotti saranno necessari e ci sono opportunità per centinaia di miliardi che le nostre imprese possono cogliere. I prodotti che usiamo oggi sul nostro pianeta dovranno essere reingenierizzati e adattati a nuovi ambienti».