Nove piani di altezza diversa, collegati tra loro da una scala a forbice in pietra
Passeggiando per il quartiere Vanchiglia di Torino, all’angolo tra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo, vi consiglio di alzare lo sguardo ed ammirare una delle particolarità della nostra meravigliosa città: avete mai visto un palazzo a “fetta di polenta”?
Casa Scaccabarozzi, si presenta in tutta la sua “sottigliezza” precisamente in via Giulia di Barolo 9, e si guadagna il suo soprannome “fetta di polenta” per la pianta a forma trapezoidale ed il colore giallo ocra.
Fu progettata dall’architetto Alessandro Antonelli, proprio l’Antonelli della Mole Antonelliana, e venne costruito tra il 1840 e il 1881. L’edificio prende il nome da sua moglie, la nobildonna cremonese Francesca Scaccabarozzi, con la quale visse nel palazzo per qualche anno. Il caratteristico palazzo ha uno stile eclettico e presenta decorazioni neoclassiche e lesene con rilievi geometrici ripetuti a tutt’altezza. É composto da 9 piani di altezza diversa, collegati tra loro da una scala a forbice in pietra. Due dei nove piani sono interrati, mentre i restanti 7 sono fuori terra, ed è proprio questa profondità a conferirgli la stabilità di cui ha bisogno.
Per capire la spettacolarità della sua costruzione basti pensare che è alto 24 metri, e che circa 16 metri si affacciano su via Giulia di Barolo, mentre su corso San Maurizio ne possiamo contare solo 4,35.
Il palazzo è inoltre caratterizzato da grandi infissi e numerosi balconi che si sviluppano verso l’interno, costruzione utilizzata per risparmiare sullo spazio interno. La carrucola, ancora visibile da via Giulia di Barolo, è stata invece inserita per permettere lo spostamento di carichi tra i piani, a causa della stretta scala che ne impedisce il passaggio. Per risparmiare spazio in larghezza, viene utilizzato in tutta la sua lunghezza: ogni piano infatti ospita un appartamento, per questo motivo l’architetto Renzo Mongiardino optò per un arredamento interno omogeneo, regalando al palazzo una certa linearità ed organicità. Egli stesso raccontò che, una volta terminato il lavoro di arredamento, sembrava proprio di abitare in una torre formata dalla sovrapposizione di tanti vagoni ferroviari autonomi ma connessi.
Tra il 2007 e il 2008 l’edificio è stato oggetto di ristrutturazione, con il fine di valorizzare ogni elemento architettonico dell’originale progetto di Antonelli, come ad esempio la vasca da bagno in muratura presente all’ultimo piano, rivestita da un mosaico, oltre che il ripristino del portone d’accesso, che era stato rimosso a favore dell’inserimento di una finestra, nel corso della ristrutturazione avvenuta negli anni Settanta.
Il palazzo “Fetta di polenta” fa parte degli edifici tutelati dalla Soprintendenza per i Beni architettonici del Piemonte. Dopo le ristrutturazioni del 2008 ospitò fino al 2013 le opere d’arte dell’artista Franco Noero, per poi tornare ad essere un’abitazione privata, ospitando sempre alcune installazioni d’arte contemporanea. Forse non tutti sanno che in questo edificio ebbe sede il Caffè del Progresso, rifugio di carbonari e cospiratori nel periodo preparatorio dell'Unità d'Italia.