Il senso di appartenenza ad una comunità si perde quando temi importanti e trasversali come la violenza sulle donne diventano appannaggio di una parte politica o l'altra, di un'associazione o un'altra che invece di coinvolgere l'intera collettività decide di avere solo la sua visibilità, come se l'argomento non riguardasse l'intera collettività.
Se proprio si guarda con gli occhi di un osservatore attento e si viaggia nella data del 25 novembre, dedicata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulla donne, il programma della città, onore al merito, ha previsto un ricco calendario di eventi programmati per tutta una settimana. Ammirevole certo, ma c’è un “ma”.
Poteva andare meglio, esserci più partecipazione, soprattutto ai flash mob - tre per la precisione - se tutte le associazioni avessero collaborato ad un'unica mobilitazione, aggregando adulti, anziani, bambini e giovani per un unico e forte obiettivo: sensibilizzare tutti.
Ma così non è stato: il Centro Bonino ha sfilato alle 14 per poi abbandonare la piazza del municipio alle 16 quando sono arrivati i bambini della scuola primaria De Amicis con insegnanti e genitori e un po' più in là, in piazza Pettiti lo stand per lasciare un proprio messaggio per i più giovani, per finire poi a sabato 30 novembre quando in piazza Vittorio l’Anpi ha allestito una mostra in ricordo di Giulia Cecchettin diventata
simbolo di questa giornata.
Non sarebbe stato più opportuno organizzare un unico grande evento? Non spetterebbe all'Amministrazione mettere tutti intorno ad un tavolo, magari attraverso una consulta, e vagliare insieme e soprattutto in sinergia le diverse proposte che arrivano dal mondo associativo accordandole su modalità, date e quant'altro? Non sarebbe meglio parlare alla cittadinanza di temi tanto importanti con una sola voce?
Il risultato alla fine è stato non soddisfacente per nessuno, almeno a quanto abbiamo visto e documentato nell'ultima settimana.
Sabato, infatti, la gente in piazza alla bella mostra e flash mob dell'Anpi era davvero poca nonostante l'importanza dei tempi toccati, in primis dal garante per la disabilità che ha ricordato come tra le vittime di femminicidio o di violenza sessuale di cui ben poco si parla e poco si conosce ci siano anche donne disabili. C'era anche il sindaco tra l'innegabile scarso pubblico e spiace dover constatare che alla fine quello che avrebbe potuto essere un messaggio importante e motivo di riflessione si è trasformato quasi nel nulla.
Sarebbe bastata una manifestazione unica, programmata in sinergia tra tra gli assessorati agli Eventi e alle Politiche sociali e alle Pari opportunità con tutte le associazioni, l'Informagiovani e la Fondazione Via Maestra. L'unione fa la forza recita un antico e saggio detto popolare e mai come sul tema della violenza di genere serve unità di intenti e di azioni per fare quel salto culturale, allontanarsi dal patriarcato e creare, finalmente, una società basata sul rispetto di tutti.