Lun, 12 Mag, 2025

I racconti di Halloween: uccelli in gabbia, privati della libertà e impossibilitati a volare via

I racconti di Halloween: uccelli in gabbia, privati della libertà e impossibilitati a volare via

La spaventosa scoperta: esseri umani trasformati in volatili ed addestrati alla cattività

Ho sempre amato gli uccelli, sin da quando ero piccolo. Sono creature magnifiche e ho sempre invidiato la loro capacità di volare, di essere liberi e fuggire via da ogni possibile guaio.

Sono cresciuto orfano di madre, lei è morta dando alla luce mia sorella. Papà non è mai riuscito a supere questa cosa e, infatti, per sfogare la sua tristezza si è appassionato alla ornitologia. Con il passare del tempo, per rimanere uniti come famiglia, anche noi ci avvicinati a questo hobby. Ciò che più mi appassionava era dare loro i semi o i vermicelli per farli crescere.

Purtroppo, però non ero molto bravo e capitava che, qualche volta, lasciassi aperta la gabbietta e qualcuno allora scappava via. Papà si arrabbiava sempre molto, mi sgridava e puniva. Ci teneva sempre tanto ai suoi piccoli.

Specialmente quando abbiamo iniziato a prendere quelli che parlavano. Stava con loro quasi tutto il giorno e li addestrava con tanta dedizione. Non mi faceva mai stare con lui mentre lo faceva, diceva che ero un idiota e che avrei fatto solo danni. Io però non sono idiota anche se non so bene cosa voglia dire.

Al mio posto portava con lui sempre mia sorella fin da quando non parlava neanche. Erano davvero grandi per essere uccellini e mangiavano davvero tanto, almeno all'inizio. Poi però, credo per la gabbia troppo piccola o per lo stress della cattività, smettevano di mangiare, di parlare e diventano sempre più magri e deboli finché non morivano, o almeno così diceva papà.

Ci rimanevo sempre male perché gli volevo bene. Spesso, di nascosto, portavo loro qualche piccola leccornia come dei biscottini solo per tirarli su di morale. Ma a papà non bastavano mai. Ne voleva sempre di più, sempre più pregiati.

Questa cosa non l'ho mai capita. Quando uno degli uccellini stava male, non se ne curava più di tanto, diceva sempre: «è il loro ciclo vitale, tutto inizia e poi, senza preavviso, ti viene strappato via». Io non la penso così.

Papà è volato via in cielo da qualche settimana ormai e io non faccio altro che lavorare in discoteca come inserviente e prendermi cura degli uccellini, poveri piccoli. Da quando papà è morto però loro sembrano stare meglio, hanno ripreso a parlare e non solo a cinguettare anche se dicono cose strane.

Papà era bravissimo ad addomesticarli, bastavano pochi giorni con lui e tutti facevano un sacco di giochini bellissimi: cantavano, cinguettavano a comando e disegnavano persino. Io non so come facesse e non sono così bravo, però se non mi prendo cura di loro o rischio che volino via o che la gatta se li mangi...

Anche lei sta patendo molto la morte di papà, prima passava il tempo con lui, dormiva con lui e faceva le fusa. Ora però è sempre più nervosa e aggressiva verso di me e inizio anche ad avere paura non solo per me ma soprattutto per i miei uccellini. Ogni sera la vedo allungare le zampe nella gabbietta e i miei piccoli si spaventano. Tremano come foglie e iniziano a piangere. Vorrei farli uscire ma purtroppo quando li abbiamo presi quella gattaccia ha rotto loro le gambe e la schiena e ora non possono più muoversi. Poveri, dallo stress hanno perso anche quasi tutte le piume tranne che in testa.

L'altro giorno mentre davo loro il mangime fatto da me, vermetti tritati e semi vomitato nella loro bocca come una vera mamma farebbe con i suoi pulcini, uno di loro si è avvicinato e mi chiedeva di lasciarlo libero. Mi si è stretto il cuore a vederlo in quello stato allora ho deciso di lasciarlo andare visto che era il preferito di papà così anche lui ora sarebbe stato libero anche se non poteva più volare.

Appena ho aperto la gabbia però la gatta mi ha visto e lo ha ammazzato pugnalandolo al collo. Non sono riuscito a fermarla e dicendo che ero stato cattivo mi ha punito chiudendomi nella gabbia con gli uccellini. Anche se ora sono chiuso qui mi piace stare in mezzo a loro. Adoro accarezzarli anche se la loro pelle è ormai senza più piume, con gli occhi rossi e gonfi, le labbra spaccate, le gambe storte e cresciute male, le ali senza più dita e quelle penne cucite male sulla carne mi mettono molta tristezza.

Oggi la gatta ha aperto la gabbia, mi ha picchiato con un bastone e ne ha preso uno. Lo ha tirato fuori per le piume in testa e lo ha addestrato a cantare puntando un coltello verso gli occhi. Io non facevo che piangere mentre gli altri uccellini cantavano fortissimo, specialmente quello senza più il naso.

Ora ho capito come mai erano così stressati quando c'era papà, ora ho capito come li addomesticava. Ormai ha preso il mio posto in discoteca e ogni tanto porta qualche nuovo uccellino in gabbia e come sempre prima di farli entrare gli spezza la schiena e le gambe.

Ho sempre amato gli uccelli, sin da quando ero piccolo.  Sono creature magnifiche e ho sempre invidiato la loro capacità di volare, di essere liberi e fuggire via da ogni possibile guaio. Ora anche io sono un uccellino anche se diventarlo ha fatto molto male.

Purtroppo, non sono stato abbastanza bravo e ora non posso più volare.

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