Io sono un sognatore lucido. La mia specialità è sognare ed essere consapevole di essere in un sogno. Essendo il mio, posso controllarne le leggi diventando una spece di divinità. Se sto sognando di cadere mi basta voler volare e senza nessuno sforzo inizio a levitare. Posso decidere di creare porte che mi conducono in luoghi magici, dove solo la mia immaginazione pone dei limiti. Pianeti di colori impossibili con la gravità che funziona al contrario. Oceani interi di farfalle multicolori che cantano per me cullandomi con il loro movimento in una danza perpetua.
Ora tutto è cambiato da quella fatidica notte. Come sempre ero dentro un sogno lucido, nulla di speciale questa volta. Si trattava solo di una solita avventura scolastica. Solo che al posto dell’ora di ginnastica si stavano svolgendo giochi gladiatori contro i miei ex professori del liceo. Questi erano tutti vestiti in modo comico e li facevo schernire dalla folla in visibilio mentre, con mille mosse e agili schivate, li rendevo ridicoli. Finiti i giochi andai negli spogliatoi, stranamente l’aria si era fatta molto più cupa e le luci non funzionavano. Provai ad accenderle ma queste iniziarono a sfarfallare, come quando i neon sono rotti. Nello spogliatoio un armadietto attirò la mia attenzione in modo particolare. Non aveva nulla di strano tranne per il fatto che emanava una tenue e sommessa luce verdastra. Mi avvicinai a quando lo aprii iniziò ad uscire un densa nebbia. Era questa ad emanare lo strano colore e rapidamente si diffuse in tutti gli spogliatoi. Ero solo e la nebbia diventava sempre più densa iniziando a impedirmi di vedere il pavimento.
Mi svegliai di colpo. Ero sudato e spaventato, non mi era mia capitato di non avere il pieno controllo in un sogno lucido. Visto che era già mattina, anche se presto, decisi di non rimettermi a dormire e cominciai una nuova giornata.
Venne di nuovo la sera e come ogni sera ripetei i miei soliti passaggi prima di andare a dormire. Questi mi avrebbero garantito un nuovo viaggio onirico consapevole. Decisi di voler essere un uccello. Così mi misi a letto e chiusi gli occhi. Vidi un cielo, limpido e oltre modo vasto, di un azzurro così bello privo di nuvole da poterci intravvedere le stelle. Cadevo veloce e il vento mi sibilava attorno con un fastidioso ronzio. Improvvisamente iniziai a muovere le braccia e distendermi in cielo. Lentamente le braccia mutarono in ali e i piedi in coda. Notai che il naso si fondeva con le labbra per formare un grosso becco giallo, insomma ero diventato un’aquila. Mi libravo leggero in questo cielo terso mentre i raggi del sole mi scaldavano le piume. Il paesaggio sotto di me era di una verdeggiante e florida vallata in mezzo ad alte montagne con veri animali che vi pascolavano. Mi diressi verso un albero abbarbicato sopra un costone di roccia. Li avevo fatto un grosso nido di ramoscelli che mostrava l’intera vallata come fosse uno splendido quadro. Qualcosa però attirò la mia attenzione, in fondo alla valle, tra due montagne che ne facevano da cornice c’era un laghetto. Decisi di volare in quella direzione ma più mi avvicinavo più notavo che l’acqua del lago emanava una strana ma tenue luce verdastra e dalle sponde del lago iniziava a sgorgare nuovamente quella spessa nebbia verde. Senza neanche essermene reso conto era già sopra che volavo in tondo a questo lago. Più passava il tempo, più prendeva le sembianze di una tetra palude morente, gli alberi si distorcevano e seccavano, le bestie o scappavano oppure rimanevano lì ferme facendosi morire. Di colpo mi accorsi che stavo perdendo il controllo del sogno poiché iniziai a volare in picchiata verso questo acquitrino.
Un tonfo sordo e di colpo fui in quell’ammasso melmoso che ora sembrava essere più profondo dell’oceano stesso. Iniziai a sentire bruciore in tutto il corpo e provai ad urlare ma dal becco usciva solo quel denso fumo verde spento. Decisi che non potevo continuare così e feci la manovra che avevo imparato per svegliarmi in caso di emergenza, mi morsi o, meglio, beccai un’ala e mi svegliai di colpo.
Tutto ciò era assurdo. Erano anni ormai che facevo sogni lucidi indotti ma mai mi era capitato di perdere il controllo due volte di fila. Questa volta era ancora notte fonda, andai in bagno a lavarmi la faccia. Con la faccia ancora china presi l’asciugamano e dopo aver sfregato per bene lo posai di lato. Mi guardai allo specchio, non avevo una bella cera, le occhiaie di due notti insonni si facevano sentire e notai una leggera ruga sul lato destro della bocca. Strano, visto e considerato che non ho ancora raggiunto i trent’anni. Aprii la bocca per controllare meglio quando vidi quel denso fumo verde uscire a fiotti. Non riuscivo a parlare e più mi sforzavo e più quel fumo usciva. Preso dalla disperazione provai a chiudere la bocca ma una sensazione terribile, come quando trattieni troppo il fiato, mi obbligò ad aprirla nuovamente. Non avevo ottenuto nulla se non di vedere questa nebbia uscirmi anche dalle narici. Lentamente mi sentii soffocare, provai disperatamente a toglierla con le mani ma senza successo. Il cuore mi batteva all’impazzata, sentivo le vene del collo gonfiarsi e le labbra diventare blu, non riuscivo a muovermi o a distogliere lo sguardo dallo specchio finché non divenne nuovamente tutto buoi.
Mi svegliai nuovamente nel letto. Ero terrorizzato. Avevo paura anche solo ad aprire la bocca. Sentendo però che riuscivo a respirare provai a dire una parola. Tutto era nella norma. Fare due sogni, uno dentro l’altro, è estremamente raro ma almeno ora sapevo di essere sveglio. Per evitare problemi non volli fare mai più sogni lucidi. Passai molti anni della mia vita prendendo farmaci per non sognare più. Nonostante ciò, la mia vita proseguì tranquilla, senza più sperimentare nuovamente quella terribile esperienza.
Sono passati tanti anni da allora, mi sono sposato, ho avuto dei figli e loro li hanno avuti a loro volta. Mia moglie è morta ormai da tempo. Ora sono vecchio, ho superato i centocinque anni di età e miei nipoti stanno per avere dei figli. Come sono cresciuti in fretta caspita. Mi trovo in ospedale, a letto. Le mie condizioni sono gravi e mi trovo disteso a letto insieme a tutta la famiglia attorno a me. Credono, come anche io, che sia giunta la mia ora e sono venuti a salutarmi per l’ultima volta. Vorrei tanto il conforto di mia moglie in questo momento, anche se non ricordo bene il suo volto, penso sia normale a quest’età. Il problema è che, più cerco di ricordare la mia vita, più questa mi pare fumosa.
I miei familiare, tutti in piedi, mi fissano in modo inquietante. I loro volti sono strani. Improvvisamente aprono tutti la bocca, all’unisono. NO, non di nuovo, vedo quel maledetto fumo verde uscire dalle loro bocche, narici, persino dagli occhi. Io mi tappo la bocca, non voglio aprirla ma mi sento soffocare. La spalanco cercando di prendere una boccata d’aria ma il fumo me lo impedisce. Noto che il mio sguardo si offusca a causa del fumo che esce anche dai miei di occhi. L’ultima cosa che vedo sono due inquietanti e rossi occhi brillare nelle bocche disumanamente spalancate dei miei famigliari.
Mi sveglio, ancora.
Molto bene. Anche lui soffrirà per l’eternità. Potrà urlare quanto vuole ma un cervello in una teca piena di liquido non fa molto rumore. Avrà tutta l’esistenza per pentirsi di aver ostacolato il nostro arrivo. Ora passiamo al prossimo.