Lun, 31 Mar, 2025

Ciclostrada dei parchi della Calabria. Reportage di viaggio di due eccezionali cicloturisti di Caselle

Ciclostrada dei parchi della Calabria. Reportage di viaggio di due eccezionali cicloturisti di Caselle

L’idea mi girava per la testa da un po’. Chi me l’avesse fatta venire onestamente non mi ricordo, ma ricordo di averne parlato con “l’avvocato” un amico romano, compagno di tante salite in montagna, e calabrese di origine. In effetti, lui l’aveva percorsa nel 2023 forse spinto dai nostri discorsi e me ne aveva fatto un resoconto entusiastico.

Si sa, “ogni scarrafone è bello a mamma sua” ed era anche stato generoso nel darmi informazioni per fugare i miei dubbi: «10.000m di dislivello, ma figurati! Hai fatto ben altro e poi non ci sono salite ripide! Il caldo dell’estate calabrese? Portati abiti pesanti invece, pedalerai sempre in quota e all’ombra delle foreste».

D’altronde alcuni calabresi “doc” mi avevano confermato un caldo secco e ben sopportabile. Una volta convinto, dovevo convincere la mia consorte, Giusy Chieregatti (presidente dell'Anpi Caselle-Mappano ndr), entusiasta cicloturista. Naturalmente gli argomenti usati erano stati gli stessi del mio amico romano «Ci mettiamo sotto con gli allenamenti e riusciamo ad arrivare ad agosto con 1.500km e un sostanzioso dislivello nelle gambe».

La logistica non presenta problemi, infatti come è pubblicizzato sul sito della ciclovia “La Calabria è vicina” e il mezzo migliore sembrava essere proprio il treno. L’alta velocità Torino – Caserta e poi il proseguimento fino a Reggio ci ha permesso di arrivare comodi alla partenza.

Serra San Bruno

Spiego a grandi linee il percorso: la ciclovia dei parchi Calabresi precorre da nord a sud (o viceversa se si preferisce) la dorsale appenninica della regione attraversando il massiccio del Pollino, la Sila, le Serre Calabre e per ultimo l’Aspromonte a termina sul lungomare di Reggio. Il percorso è tutto ben segnalato (esistono tracce gps, molta documentazione cartacea e sul web) e percorre principalmente strade secondarie tutte asfaltate. Con queste premesse il viaggio si preannunciava una lunga e bella pedalata distribuita equamente nelle 12 tappe di circa 55km al giorno e con dislivelli mai oltre i 1.200m giornalieri.

Prossimi alla partenza incomincio a tenere d’occhio il meteo e vedo temperature massime che oscillano tra i 35 e 40°C ma tant’è si tratta di caldo secco (così ci dicevano...). Arriviamo a Scalea il pomeriggio dell’11 agosto e già la prima persona che incontriamo, l’autista del transfer che ci porterà a Morano Calabro (la nostra prima tappa), inizia a parlarci di un’estate calda, afosa e con tassi di umidità anomali simili a quelli della pianura padana. Incominciamo bene! Tanto oramai siamo qui e ci tocca pedalare.

L’accoglienza nel borgo di Morano è entusiasmante, arroccato e stretto su una collina con castello normanno, chiesa e b&b nel punto più alto del paese. Chiediamo naturalmente colazione molto presto e il giorno dopo pedaliamo tra salite e discese attraverso i borghi abitati dalle comunità albanesi. Il caldo purtroppo si fa sentire e durante una sosta ad Acquaformosa sono colto da un colpo di calore, la generosità dei calabresi è appena sotto la loro scorza dura. Il barista del paese si offre ad accompagnarci in auto fino al b&b della tappa che è appena il paese successivo, ma anche lui al termine di una dura e assolata salita. 

Questo significa che la partenza non era stata mattutina a sufficienza, vedremo di porre rimedio! Tratteremo la faccenda come se fossimo in montagna. Decidiamo di partire con le frontali, quindi i prossimi due giorni sveglia alle 4 e partenza alle 5 con le torce accese.

Il quarto giorno è Ferragosto e sarà il giorno che saliremo in quota, per fortuna, grazie alla partenza antelucana, il traffico ci raggiunge che siamo già alti sulla statale 660 della Sila. Vediamo auto stracariche, alcune con traini per portare tavolini, panche, barbeque e persone alla tradizionale gita fuoriporta. La speranza, purtroppo vana è che questa festa non lasci immondizia nei boschi.

Come dicevo, dal quarto giorno la pedalata è in quota tra i 1.200 e i 1.900m. Attraverso una variante, non tracciata ufficialmente, raggiungiamo la vetta del monte Botte Donato, massima elevazione della Sila e questa è frutto di un gradito suggerimento di Pippo Guzzo, gestore della stazione di posta “NDUT” di Camigliatello Silano, un vero rifugio di montagna con funzione di posto tappa per vari trail organizzati dal vulcanico gestore. Si tratta di un posto tappa in cui consiglio di pernottare almeno una notte a chi volesse cimentarsi nella ciclostrada, sarà anche utile per raccogliere i consigli di Pippo, che ci sono stati molto utili nel proseguo del viaggio. Pippo è stato veramente eccezionale. Suggerimenti e percorsi alternativi fantastici.

Calabria strada delle vette

I giorni successivi corrono molto veloci fino a quando arrivati con la pioggia a Tiriolo (il paese dei due mari, come citano le guide turistiche in quanto è possibile scorgere sia il Tirreno che lo Ionio) le previsioni meteo si mettono al brutto con rischio di forti temporali sull’Appennino. Sfruttiamo un suggerimento dell’impagabile Pippo Guzzo, il giorno dopo ci fiondiamo sulla costa ionica, andiamo a visitare e nuotare nelle vasche di Cassiodoro, vasche naturali sulla scogliera di Copanello (poste tra Catanzaro Lido e Soverato) e ci fermiamo al mare un paio di giorni aspettando che passi la bufera.

Riprendiamo quindi il giro poco più a sud di dove l’avevamo lasciato risalendo a Chiaravalle e quindi a Serra San Bruno, paese sulle Serre Calabresi dove è ancora attivo un importante monastero certosino a cui mi sento di consigliare la visita. Il passaggio dalle Serre Calabresi all’Aspromonte non si avverte in quanto non c’è interruzione nel paesaggio, si continua a pedalare su strette strade poco trafficate in mezzo a foreste di faggi e abeti attraversando posti che ricordano ambienti alpestri piuttosto che mediterranei.

Passato Canolo l’ultima tappa sarà il paese di Gambarie, 1.300m slm e stazione sciistica a pochi km in linea d’aria da Reggio. Il mattino dopo non ci resta che inforcare la bici per affrontare la ripida discesa che ci porterà sul lungomare di Reggio che ci riserverà qualche sorpresa, la vista della Sicilia vicina appena oltre lo stretto ci fa dimenticare alcune ripide risalite che non avevamo messo in conto. Una sosta per assaggiare il celebre gelato con il cornetto è d’obbligo prima di salire sul treno che ci riporta a Scalea e poi a Torino.

Terminiamo il viaggio con qualche rimpianto per non aver avuto tempo per alcune varianti in terra d’Aspromonte e per non aver potuto visitare Reggio, ma questo non sarà altro che una motivazione per poterci ritornare. Non mi dilungo in spiegazione tecniche sul percorso perché li potete trovare tutte sull’ottimo sito www.cicloviaparchicalabria.it 

La mia sensazione è che a livello regionale sia stato fatto un grosso sforzo nel realizzare questo percorso con l’obiettivo di cercare di sollevare l’economia depressa delle zone interne. Consiglio di andarci per apprezzare le bellezze naturalistiche, i bei paesi che si incontrano lungo il percorso, il calore e l’ospitalità dei calabresi e perché no, la gustosissima cucina locale. Quindi Buon Viaggio!

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