Scontro politico in Consiglio comunale durante la seduta di martedì 22 luglio. La maggioranza, guidata dal sindaco Fabio Giulivi, ha respinto la mozione presentata dal Partito Democratico che chiedeva l’introduzione del salario minimo nei bandi di gara comunali. Il documento, a firma della consigliera dem Rossana Schillaci, prevedeva l’obbligo per le ditte appaltatrici di garantire ai propri dipendenti una retribuzione non inferiore ai 9 euro lordi all’ora.
Un obiettivo chiaro: contrastare il lavoro sottopagato e prevenire il ricorso ai cosiddetti “contratti pirata”. «Venaria perde l’occasione di diventare un comune virtuoso, come già avvenuto a Firenze e Genova - ha dichiarato Schillaci. - La nostra proposta intendeva tutelare i lavoratori più fragili. Non è una battaglia ideologica, ma un atto concreto per evitare che si continui a pagare gente 5 euro e 66 all’ora. In questi casi, il silenzio delle istituzioni equivale a complicità».
Ma dalla maggioranza è arrivato un secco no. Il capogruppo della Lega, Edoardo Baffigo, ha spiegato che l’Amministrazione intende invece aderire ai protocolli già attivi a livello metropolitano, che prevedono controlli su retribuzioni, subappalti e sicurezza. «Preferiamo un approccio più ampio e coordinato, in linea con quanto fanno altri comuni del territorio, come Rivoli» ha spiegato.
Più tranchant il giudizio del consigliere Andrea Carlomagno, che ha bollato la mozione come «Un atto di indirizzo dettato da logiche di partito».
Alla fine, nessun voto favorevole è arrivato dalla maggioranza, sancendo l’archiviazione della proposta. Per il PD, si tratta di una decisione che lascia l’amaro in bocca e che, a loro dire, ignora un tema sociale sempre più urgente.