Non c’è due senza tre… e neanche un'offerta. Per la terza volta consecutiva è andata deserta l’asta per la vendita dell’edificio comunale di via Cravero, sede dei servizi anagrafici, urbanistica e lavori pubblici. Il prezzo, ormai sceso a 525mila euro dai 700mila iniziali, non ha comunque convinto nessuno. E mentre il cartello “vendesi” resta metaforicamente appeso alla porta, crescono i dubbi – e le critiche – sulla strategia dell’Amministrazione.
A dirlo senza troppi giri di parole è Endrio Milano (Progetto Caselle 2027) che commenta con tono amaro: «A furia di ribassare, finirà che lo regaleremo con una confezione di cioccolatini. Altro che patrimonio pubblico: qui si svende senza nemmeno sapere perché».
Nel mirino non c’è solo il metodo, ma anche il merito della scelta: l’Amministrazione, infatti, ha rinunciato a un’opportunità concreta di riconversione dell’edificio, che avrebbe potuto diventare una residenza universitaria grazie ai fondi del PNRR. Un’occasione persa, secondo Milano: «Avremmo potuto dare nuova vita all’edificio, creare servizi e attrarre giovani. Invece si è scelto il cartello “in svendita” come soluzione finale».
Il dubbio, a questo punto, è se alla quarta sarà quella buona o se si proseguirà con altri ribassi fino al “prezzo d’amico”. «Politicamente legittimo? Sì. Ma utile alla comunità? Decisamente no», conclude Milano.
E ora Caselle aspetta la prossima asta. Perché, si sa, dopo il “non c’è due senza tre”… il quattro è servito.