Continua il discorso su questa speciale aromatica e su una "maestra d'erbe" di prima grandezza
Di Maria Luisa Sotti si possono dire molte cose, prima di tutto di una simpatia e dialettica coinvolgente. Figlia di un militare, chiaramente ai suoi antipodi, mente e spirito liberi, coetanea di mia madre anche se le separavano anni luce di temperamento e animo combattivo. Faccio ancora tesoro dei suoi insegnamenti, non solo botanici, era maestra di “erbe” ma anche di vita. Oggi non c'è più, ma la ricordo perfettamente in tutta la sua energia e determinazione.
Proprio in questi giorni a Cellarengo si svolge una mostra che ogni anno le rende onore, nel piccolo Comune dell'alto Monferrato dove alla fine degli anni '80 aveva creato il suo vivaio: Cellarinia e dove aveva messo a dimora oltre 600 specie di piante officinali, aromatiche, medicinali ed essenziere. Un piccolo gioiello che attirava ogni anno molti visitatori, richiamati dalle sue “creature” inconsuete, le sue collezioni insolite come la salvia indiana, l'aquilegia e le piante a foglia grigia, altra sua grande passione.
L'approccio a questa materia fu da autodidatta che poi con testardaggine ha studiato e approfondito. Ha lavorato alacremente per 11 anni nel giardino botanico Rea di San Bernardino di Trana, dove la ricordano sempre con grande affetto. Dopo un lavoro in Val Ferret viaggiò, altra sua passione, per giardini, vivai, orti botanici in Italia, Francia, Svizzera, Inghilterra e Scozia arrivando fino a Mosca e San Pietroburgo.
Ottima comunicatrice, scrittrice, suoi i manuali che ancora oggi sono testi di riferimento per le nuove generazioni di vivaisti, come il primo i dizionario di botanica orticola inglese-italiano scritto alla fine degli anni '80.
Abbiamo avuto la fortuna di averla con noi nel giardino dell'ex RSA Baulino di Caselle Torinese per corsi a tema, lezioni pratiche, conferenze, pranzetti e merende. Ottima cuoca e ottima commensale, le devo molto, dal punto di vista botanico, la mia cultura nasce soprattutto dall'aver messo da sempre le mani nelle terra e di avere avuto ottimi maestri. Maria Luisa Sotti è stata uno di questi.
Prima di conoscerla per me se la salvia era una bella pianta presente in ogni orto, usata per lardellare l'arrosto, fare una tisana, condire gnocchi e agnolotti.
Arrivava ogni volta con le sue cassette colme di piantine, prodotte da lei, aveva iniziato con noi a destinare nel giardino del Baulino un angolo per piantumarle, le sceglieva personalmente e ci dava tutte le spiegazioni, ovviamente predominavano le salvie: la sclarea, la coccinea, la farinacea, l'indica, la nemorosa, e la padrona di casa, la nostra salvia officinalis. Ricordo una salvia che sapeva di ananas, dissetante, dolcificante, molto gradevole.
Era l'angolo verde preferito dai nonni del Baulino, odoravano, toccavano, commentavano, alcuni ricordavano l'orto di casa, quando se ne occupavano, cucinavano. Ascoltarli era un vero piacere, unito al piacere di contribuire alle loro emozioni, ai ricordi, ad un vissuto non più così nitido ma che spesso emergeva: bastava qualche pianta profumata!
Grazie Maria Luisa, ogni volta che vedo una salvia non posso fare meno di pensarti, sei stata uno dei maestri migliori, di botanica e di vita, custodisco i tuoi libri,
rivedo le tue schede botaniche, ricordo l'entusiasmo con il quale affrontavi ogni attività, come sapevi coinvolgere i bambini del progetto Scuola.
Le salvie, come tutte le aromatiche, sono gradevoli, favoriscono l'impollinazione e sono un deterrente per gli insetti. Si potrebbe immaginare un intero giardino utilizzando alcune delle infinite specie presenti.