Gio, 21 Nov, 2024

La pianta dalle mille virtù: la salvia comune, o salvia officinalis. Utilizzata in cucina e nella medicina naturale

La pianta dalle mille virtù: la salvia comune, o salvia officinalis. Utilizzata in cucina e nella medicina naturale

Ricordando Maria Luisa Sotti, la maestra di erbe che creò a Caselle, l'angolo delle aromatiche, nel giardino del Baulino

È una pianta officinale usata in fitoterapia, dalle cui foglie si ricava l'olio essenziale. Ha proprietà antisettiche e balsamiche, ed è ideale in caso di infezioni intestinali e in quelle della bocca e come cicatrizzante per ferite, e per curare raffreddore, tosse, mal di gola e febbre.

Non sembrano esserci controindicazioni di rilievo all'uso comune della salvia. Va però consumata senza eccessi, come alimento, a causa di un composto presente nelle sue foglie, il tujone, neurotossico ad alte dosi.

Dal portamento cespuglioso e dal fogliame fitto di colore grigio-verde, sprigiona il caratteristico aroma. È un arbusto perenne e sempreverde. Si riconosce facilmente in virtù delle caratteristiche foglie lanceolate leggermente vellutate e dei fiori blu-viola. Cresce spontaneamente nelle zone litoranee fino a 800 metri di altitudine, ed è diffusa in centinaia di specie diverse coltivate e selvatiche. Tipica dell’area mediterranea, come la borragine, il rosmarino, la  menta, il basilico, il timo, l’aneto, l’origano e l’ortica, ha un’antica tradizione di uso in cucina. Ma anche una grande tradizione come pianta medicinale: il suo nome scientifico, salvia officinalis, deriva infatti dalla parola latina salvus, cioé ‘sano’.

Nella cucina naturale ne va fatto un uso controllato poiché essa contiene una sostanza, il tujone, e anche della canfora, reputate neurotossiche se ingerite in elevate dosi, questo fa sì che la salvia venga impiegata preferibilmente per aromatizzare soprattutto i piatti a base di carne che contribuisce anche a conservare.

L’olio essenziale di salvia è un ottimo antiossidante, per questo è utilizzato nelle creme antiage, contrasta infatti i radicali liberi e rallenta la formazione di rughe e la degenerazione dei tessuti. Per le sue note proprietà cicatrizzanti si può usare anche sui brufoli e sulle piccole abrasioni.

Essendo una pianta da balcone rustica e resistente, non richiede molte cure e attenzioni. Al contrario, per crescere bene di tanto in tanto deve essere un po’ ‘trascurata’. Tutto ciò che serve è una posizione ben esposta alla luce diretta del sole, caldo e annaffiature moderate. Questa pianta, infatti, non tollera i ristagni idrici, predilige i climi secchi ma riesce a sopravvivere anche ad inverni moderatamente freddi. Per la coltivazione della salvia sarebbe preferibile disporre di un orto o
un giardino, un angolo assolato e lontano da fonti di umidità, che durante la fioritura si colorerà di viola attirando molti insetti impollinatori.

La moltiplicazione può avvenire per talea o semina, senza difficoltà, tende a prevaricare le piante nelle vicinanze, le radici sono pollonanti
e si allungano con velocità, in poco tempo raggiunge dimensioni notevoli. Si dice che ama scegliere le piante con cui convivere e non ama il rosmarino, se piantatI vicini il rosmarino di solito soccombe,

L'argomento salvia mi porta alla memoria una delle persone che in questi anni ho conosciuto, una maestra di erbe, Maria Luisa Sotti, scomparsa di recente, a Cellerengo (At) ogni anno la ricordano con una mostra sul territorio che si svolge proprio in questo periodo. Il vivaio Cellarinia, da lei creato all'inizio degli anni '80, fu un grande laboratorio botanico, famoso in Italia e anche all'estero. Vi coltivava aromatiche inconsuete, e collezioni di esemplari unici e sconosciuti, salvia indiana, aquilegie e piante a foglia grigia. Fu il primo giardino botanico del genere in Italia, “diretto da una donna, e ciò non mancò di fare scalpore”. Per molti anni
collaborò con il giardino botanico Rea di San Bernardino di Trana, viaggiò per giardini, vivai, orti botanici in Italia, Francia, Svizzera, Inghilterra, Scozia fino a Mosca e San Pietroburgo.

Ho avuto il piacere di conoscerla e frequentarla per parecchi anni, la prima volta 'ho incontrata a Masino, alla Tre giorni per il giardino, con un paio di stivaloni ai piedi e una pala toglieva il fango e metteva la paglia sul terreno intriso d'acqua, una pioniera della manifestazione, ancora molti oggi la ricordano.

E' stata madrina dell'associazione Vivere il Verde di Caselle Torinese, componente del direttivo: era legata al giardino del Baulino (piccolo gioiello botanico nel cuore della città) molto più di tanti casellesi. Aveva creato un angolo di aromatiche che portava direttamente da Cellarinia, insolite, colorate, profumate. Una gioia per gli occhi, uno degli angoli preferiti dai nonnini ospitati nella RSA casellese.

Non è finita qui, il discorso sulle salvie e su Maria Luisa Sotti continua...

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