Quando il doppio "del cammin di nostra vita" è pericolosamente vicino veniamo assaliti da manciate di emozioni, frammenti di ricordi, fili disordinati di storie del passato, visi ormai lontani e spesso sfocati, che ci riportano alle nostre origini. Ho avuto un nonno giardiniere. Mi ha lasciato un'impronta non indifferente, direi indelebile. Mi ha iniziata a quella che sarebbe stata la mia grande passione per tutta la vita: il giardinaggio.
Mi ha insegnato le tecniche di riproduzione e potatura. Difficilmente compravamo piante, oserei dire mai. Utilizzava i residui delle potature per fare talee, a casa preparava margotte e propaggini. Nelle sue mani un rametto insignificante diventava vita nuova. Mi piaceva stare con lui, calmo e paziente. Rispondeva alle mie domande di bambina curiosa in modo esauriente. Mi dava tutte le informazioni necessarie sull’argomento di cui si stava parlando. A casa dei miei genitori ci sono ancora le sue ortensie, le bergenie, le iris, gli oleandri, i ligustri e il bosso: le piante che maggiormente popolavano i giardini di allora.
La Rosa Gallica Officinalis: memoria e simbolo
La sua grande passione erano però le rose, non quelle che siamo abituati a vedere adesso ma una rosa più semplice, da sempre esistente nei giardini, ancor prima negli hortus conclusus del Medioevo per le sue proprietà: la Rosa Gallica Officinalis. Nel Medioevo, le rose erano molto più che semplici fiori ornamentali: avevano importanti significati simbolici, erano associate a Maria, alla purezza, all'amore e alla sensualità, venivano utilizzate per le loro proprietà terapeutiche e officinali.
Negli ultimi tempi, durante la cura del mio piccolo mondo verde, mi sono resa conto che avveniva una selezione: una maggiore propensione verso le piante sopra citate. Diventano per noi compagni di viaggio, una sorta di fotocamera del passato. È un cerchio attraverso il quale è transitato il nostro vissuto. Andrà a chiudersi e, nel frattempo, ci riporta all'indietro.
La Rosa Gallica Officinalis, definita anche: The Apothecary's Rose, Red Rose of Lancaster (la guerra delle due rose), è preziosa all'olfatto per il suo profumo e colpisce l'occhio con i suoi fiori ricchi riuniti a mazzi. Sebbene i fiori siano piccoli, la sua abbondante fioritura non passa inosservata.
Coltivazione: non richiede cure particolari, ama la luce e dradisce una drastica potatura primaverile
Origini
Alcuni storici ne attestano l'esistenza già presso i Romani e i Greci. I Romani la coltivavano anche in Egitto e Virgilio ne parla nei suoi scritti. Un'altra teoria la vuole di origine persiana: una leggenda narra che il colore purpureo derivi dal sangue di un usignolo ferito mentre tentava di rubare una rosa bianca. La rosa cresceva spontaneamente in Asia centrale, poi fu coltivata da Persiani ed Egiziani, adottata infine da Greci e Romani. Le Crociate la riportarono in Europa.
Durante la seconda crociata in Siria, la Rosa Gallica Officinalis venne consegnata a Luigi VII e si diffuse in Normandia, in Britannia, in Acquitania fino al re Enrico II. Probabilmente fu la prima rosa coltivata e la più famosa delle rose galliche. Nel corso dell'’800 e del ’900, venne coltivata anche alla corte di Carlo Magno come medicamento e profumo.
Proprietà
I petali essiccati trattengono il profumo e le proprietà curative sono molteplici Da qui il nome: The Apothecary's Rose.
Coltivazione attuale
Difficile trovarla nei vivai, ma è facile da riprodurre per talea (orizzontale o divisione dei ceppi). è perfetta per bordure o aiuole, dove preferisce stare in solitaria, ama i climi non eccessivamente caldi ideale dai 500 metri s.l.m. in su. In questo periodo la fioritura è al massimo. Ne seguiranno altre, ma più contenute.