Sab, 27 Set, 2025

Torino

Una città che cambia e si reinventa: a Torino, la Festa dell’Unità diventa arena di confronto sul ruolo decisivo delle università

Nemmeno la pioggia battente è riuscita a fermare l’entusiasmo. Lo spazio “David Sassoli” della Festa dell’Unità si è rivelato troppo piccolo per accogliere le centinaia di persone accorse al dibattito dal titolo eloquente: “Formazione, ricerca, cultura: il ruolo delle università nelle città che cambiano”. Studenti, docenti, amministratori e cittadini hanno affollato la sala, testimoniando quanto il tema dell’università sappia ancora mobilitare e appassionare.

Sul palco si sono confrontati Cristina Prandi, rettrice dell’Università di Torino, e Stefano Corgnati, rettore del Politecnico, insieme ad Alfredo D’Attorre, responsabile nazionale del PD per Università e Ricerca. A guidare il dibattito, la consigliera regionale Laura Pompeo, delegata a Cultura, Turismo, Università, Ricerca e Pari opportunità della Segreteria Metropolitana del PD Torino. 

Torino, la città che sa reinventarsi

Dalla Torino operaia di fine Ottocento al cuore dell’automobile, dal cinema alla radiotelevisione, fino a cultura e ricerca: la città ha più volte cambiato pelle, adattandosi ai tempi e reinventandosi. Oggi la sfida è un nuovo modello di sviluppo sostenibile, in grado di attrarre studenti e formare talenti capaci di competere su scala globale. 

Prandi ha ribadito la centralità dell’Università di Torino nel tessuto cittadino: 80mila iscritti, un’attenzione crescente all’internazionalizzazione e un impegno a formare cittadini consapevoli oltre che professionisti preparati. «L’università non è solo didattica – ha sottolineato – ma anche ricerca e cultura. È ciò che rende Torino più attrattiva e viva».

Dal canto suo, Corgnati ha ricordato come il Politecnico sia da sempre un laboratorio d’innovazione. Neutralità climatica, nuove tecnologie, manifattura rinnovata e aerospazio sono i settori su cui si gioca la partita del futuro. «Torino è un laboratorio urbano – ha spiegato – dove giovani ricercatori immaginano la città di domani». Il rettore ha inoltre richiamato l’impegno dell’ateneo per una città universitaria sostenibile e inclusiva, ricordando che il 18% degli iscritti proviene dall’estero. 

Le scelte politiche

A riportare il discorso sul piano nazionale è stato D’Attorre, che ha parlato di borse di studio, residenze, servizi, lotta alla fuga dei cervelli. «Le università sono un patrimonio nazionale e locale insieme – ha avvertito – senza investimenti stabili rischiamo di sprecare talenti che il Paese non può permettersi di perdere». 

Dalla discussione è emerso un quadro chiaro: Torino, con i suoi due grandi atenei, le Accademie e gli oltre 150mila membri della comunità universitaria, è già oggi una capitale della formazione e della ricerca. La città è attrattiva non solo per l’offerta accademica, ma anche per la qualità della vita: servizi efficienti, costo contenuto, vicinanza a mare, montagna e laghi, interconnessioni strategiche, offerta culturale e impianti sportivi di livello.

La sfida, ora, è trasformare questo capitale umano in sviluppo, lavoro di qualità e coesione sociale. Una partita che Torino sembra pronta a giocare, con la forza delle sue università e la vivacità della sua comunità.

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