Mer, 30 Ott, 2024

Luca Torella sbaraglia Renato Pittalis e conquista la fascia tricolore. Ascolto e confronto le armi vincenti

Dopo cinque anni, il centrosinistra torna al governo della città. Merito di Luca Torella, 43 anni, agente di commercio, sposato con tre figli, già segretario cittadino del Pd e presidente del Consiglio di Circolo dell’Anna Frank.

Il neo sindaco è riuscito non solo a riorganizzare le fila del centrosinistra cittadino, ma a compattarle in quattro liste elettorali, portandole alla vittoria al primo turno contro la compagine civica del sindaco uscente Renato Pittalis e della sua maggioranza consigliare. E sbaragliando poi Pittalis al ballottaggio, ottenendo 3.251 consensi sul suo nome, pari al 52%, mentre Renato Pittalis, il sindaco uscente si è fermato a 2.999 voti.

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Bisogna dirlo: Torella le ha azzeccate tutte. Partendo dalla sua capacità di analisi, accompagnata alla propensione all’ascolto dei cittadini, tutti.

E dire, quando presentò la sua candidatura a gennaio, più di un osservatore storse il naso: troppo presto, la campagna elettorale sarebbe stata infinita quanto sfibrante per lui. Al ncontrario, Torella, con la pazienza di un camminatore, si è messo in viaggio, con il suo programma, aperto a tutti, accompagnato da quei venti passi che lo hanno condotto allo scranno più alto del Comune. Un passo dopo l’altro. Senza cedere alle polemiche sguaiate e gratuite. Con l’intelligenza di porsi all’ascolto.

Partendo proprio dal questionario rivolto ai cittadini ed alle associazioni che, evidentemente hanno apprezzato questo stile nuovo, di paziente ascolto.

«Sono stati anni difficili – ha esordio il neo sindaco di fronte ai suoi sostenitori – dove, ho sempre detto in questo periodo, in questo percorso, di allargare sempre più possibile la nostra alleanza, ma non finalizzata ad una sommatoria di numeri. Abbiamo costruito un percorso politico. Gettando le basi per una Leinì nuova. Costruendo la Carta dei valori. Costruendo tutti insieme un programma. Costruendo 63 uomini e donne che hanno accettato di vivere questa straordinaria esperienza. Ed io li ringrazio con tutto il cuore per aver accettato l’invito a partecipare, a stare con noi. In questo splendido, magnifico percorso, certamente difficile. Il ballottaggio azzera quello che è il concetto di primo turno. Il primo turno delle comunali ci ha consegnato una vittoria, seppur di 5,6 punti circa. Bocciando completamente la linea programmatica ed amministrativa di questi cinque anni, e soprattutto bocciando la programmazione futura di questa città. Ci è stata consegnata una grande responsabilità – ha concluso il sindaco Torella – oggi noi siamo un gruppo. Continueremo ad esserlo. E lo abbiamo dimostrato anche nel momento in cui nel primo turno, ci sono stati sicuramente candidati e candidate che non sono stati eletti, ma si sono messi comunque a disposizione di questo progetto politico che abbiamo raccontato per cinque anni. Sicuramente da questo momento noi, io, sarò il sindaco di tutta la città di Leinì. E chi invece legittimamente ha fatto altre scelte perché la democrazia è questa e laddove c’è la democrazia noi saremo sempre da quella parte».

Che qualcosa stesse cambiando era nell’aria, con la vittoria al primo turno delle amministrative. Chiunque, legittimamente, si sarebbe montato la testa: essere riusciti a sconfiggere il sindaco e la maggioranza uscente, non era impresa facile, eppure a Torella riesce. Ma l’ancora candidato sindaco si toglie per primo certi “grilli” dalla testa. Invita alla calma i suoi compagni di viaggio più euforici a causa del risultato. Del resto mancava ancora, quell’ultimo, fatidico passo, e lui sapeva che per vincere bisognava esattamente continuare a fare quello che si era fatto: mettersi in ascolto della gente. Così è stato. Fino alla fatidica apertura delle urne.

Il resto è cronaca minuta.

La legittima gioia dei tanti supporter e candidati, che non è stata spenta neppure da una pioggia a tratti fastidiosa. Gli abbracci. Il tripudio di bandiere tricolori e del Pd. La commozione. E poi una richiesta, da parte di alcuni, che si è levata sempre più forte: andare in corteo in piazza. Davanti al Comune, la casa di tutti i cittadini. E’ così è stato. Poco più di un centinaio di persone si sono radunate verso il lato del Teatro Pavarotti. Peccato però che solo una decina di metri li dividevano dalla sede del comitato elettorale di Pittalis, aperto e ancora gremito di sostenitori e simpatizzanti. Alcuni, in questo gesto, avrebbero ravvisato una chiara “provocazione”. Ma gli animi, sebbene surriscaldati non hanno dato adito a polemiche o contestazioni. Anzi qualche singolo candidato del gruppo Pittalis, ha cavallerescamente stretto la mano ai vincitori, riconoscendo implicitamente la sconfitta.

Forse era anche questa l’intenzione di Luca Torella, deciso in un primo momento di stringere la mano all’ormai ex sindaco. Ma, non avendolo visto, Torella è tornato tra i suoi supporter. Nessuna dichiarazione. Nessun commento a caldo nella sede del comitato elettorale di Pittalis. Molti i musi lunghi e anche qualche fugace lacrima subito celata, insieme all’amarezza di aver fatto tanto. Ma non abbastanza.

Si dice che la vittoria ha tanti padri e la sconfitta è sempre orfana. Certamente a Leini il padre della sconfitta di Renato Pittalis è il centro destra cittadino, che
non ha saputo, voluto? Indirizzare parte del suo elettorato sul nome del sindaco uscente.

Evidentemente per molti è stato troppo labile e generico, il richiamo di Francesco Vecchi, candidato per centrodestra, bocciato al primo turno, ad una vicinanza ideale più alla formazione di Pittalis che alla coalizione di Torella che ha come perno il Pd. Eppure, persino a livello regionale, con un video, il neo confermato presidente alla Regione Piemonte Alberto Cirio, assicurava tutto il suo sostegno a Pittalis. Se gli elettori del centrodestra sono andati a votare, lo hanno fatto in ordine sparso, senza alcun convincimento, del resto esisteva sempre la formula dell’apparentamento che Pittalis ha scelto di non attuare, tentando ancora una volta la fortuna. Come cinque anni fa.

Ma il vento è cambiato. Quello che ha portato via la pioggerella e permesso di sventolare le bandiere del Pd e il tricolore. Mentre una parte della piazza canta l’inno nazionale, e l’altra rimane in silenzio. Attonita. Leini volta pagina eleggendo il suo nuovo sindaco.

Anche se un lenicese su due non ha neppure fatto lo sforzo di recarsi ai seggi. Contribuendo così a scrivere una delle più brutte pagine nella storia della democrazia cittadina.

Il nuovo Consiglio comunale

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