Accolto da un pubblico caloroso e partecipe nella Sala Rossa al Salone del Libro, Toni Servillo è stato protagonista, venerdì 16 maggio, di un intenso dialogo con il critico Francesco Piccolo, all’interno della sezione dedicata al cinema.
All’anagrafe Marco Antonio Servillo, 66 anni, di cui oltre 45 trascorsi tra palcoscenico e set, l’attore ha ripercorso le tappe della sua straordinaria carriera, iniziata a teatro e consacrata sul grande schermo grazie all’incontro con il regista Paolo Sorrentino, con cui ha condiviso titoli indimenticabili come La grande bellezza e Loro.
Recentemente a Torino per girare alcune scene del film La Grazia, Servillo si è raccontato con sincerità, svelando il suo approccio al lavoro, il rapporto con il pubblico e il fascino – talvolta contrastato – che il cinema esercita su di lui.
«Ho amato il cinema fin da bambino - ha esordito - guardavo i film all’oratorio, dove ho visto dei capolavori. Ma non sono mai diventato un vero cinefilo». Poi una riflessione più profonda: «Il cinema è un caos organizzato. Un attore presta il proprio lavoro a un’idea che appartiene al regista, che è il vero faro sul set. L’attore può illuminare un frammento del film, come fa un grande direttore della fotografia, ma è sempre un’opera collettiva».
Diverso, invece, il teatro, che per Servillo resta il primo amore: «Il teatro è democratico. Un attore accende la miccia della riflessione: il drammaturgo scrive, il regista guida, ma è l’attore che porta in scena il testo e lo fa esplodere».
Parlando del mestiere dell’attore oggi, Servillo non ha nascosto le sue perplessità sullo stato del cinema contemporaneo: «Mi spaventa l’idea che sia dominato dal mercato. Questo frena i linguaggi nuovi, soffoca la sperimentazione. Per chi inizia, è importante capire che bisogna farlo con passione e dedizione, anche senza aspettarsi nulla in cambio, nemmeno una lira».
L’incontro si è chiuso con un aneddoto personale, che ha strappato sorrisi al pubblico: «Quando dissi a mio padre che volevo fare l’attore, mi guardò incredulo: ‘Invece di fare il medico, questo vuole fare l’attore... Ma che sta succedendo?’».
Una testimonianza autentica, tra ironia e profondità, che ha confermato ancora una volta perché Toni Servillo è una delle voci più lucide, intense e amate del panorama culturale italiano.