Accolto da un pubblico entusiasta già in coda dalle 15.30, Salmo ha fatto il suo ingresso sabato 17 maggio all’Auditorium Agnelli per presentare, in dialogo con lo psicoterapeuta Matteo Lancini, il suo primo libro Sotto pelle, pubblicato da Mondadori Electa.
Un’autobiografia intensa e cruda, in cui il rapper – tra i più noti della scena italiana – si mette a nudo: «Sentivo il bisogno di raccontare la mia storia. È la prima volta che scrivo un libro. Mi fa piacere quando i ragazzi mi dicono “È il primo libro che ho letto in un giorno”, ma a loro consiglio di gustarsi la lettura, pagina dopo pagina».
Nel volume, Salmo rievoca anche episodi dolorosi legati alla sua famiglia, come nel brano Crudele del suo ultimo disco Rash: «Quella canzone nasce da un racconto di mio padre, legato a un fatto di cronaca che ha segnato profondamente la mia famiglia. Raccontare ciò che riguarda altri è stato difficile. Alcuni ricordi fanno male, così come le parole usate per descriverli».
Tra musica, cinema e ora scrittura, il filo rosso della sua produzione recente è la disconnessione dai social: «Mi sono reso conto che i social ti rubano il tempo di vivere. Allontanarmene ha acceso la mia creatività. In poco tempo ho fatto tantissime cose». Ai giovani lancia un messaggio chiaro: «I social sono un’arma a doppio taglio. Se avete la possibilità di staccarvi, fatelo. Possono generare ansia, nervosismo, paranoie. Anche se oggi molti emergono grazie a quei canali, io lo sconsiglio».
Salmo racconta anche un cambiamento profondo nel suo rapporto con la fama e il denaro: «Fino a 27 anni non avevo l’autonomia economica. A un certo punto ho cercato di circondarmi di chi aveva successo, ma è stato un errore. Ho rifiutato un milione di euro per partecipare a X Factor. I talent show servono più ai giudici che ai talenti. Preferisco aiutare i giovani artisti lontano dalle telecamere. Con Streetfactor l’ho già fatto, e alcuni sono riusciti a emergere».
Oggi vive in Sardegna, immerso nella natura, tra pietra e legno, con vista mare: «Milano mi ha dato tanto, ma dovevo tornare davanti al mare. La Sardegna è parte di me. Siamo un popolo nomade, ma alla fine cerchiamo sempre la nostra terra. Ho girato tanto, ma nessun posto è come casa».
Tra i riferimenti artistici che hanno segnato il suo percorso, cita Neffa, Dimo, e alcuni grandi autori della letteratura: «Da ragazzino leggevo Bukowski e Baudelaire. I fiori del male mi ha insegnato la bellezza delle parole. Poi Se questo è un uomo di Primo Levi. E naturalmente il rapper Kaos, che ho anche invitato una volta sul palco. Dobbiamo sempre ispirarci a chi ci lascia qualcosa».